Più di uno tra i beninformati della nostra provincia sostiene che da giovane fosse il bravissimo parroco di Sorisole, altri, invece, si dicono certi di averlo visto a San Siro, formidabile attaccante dell’Inter del mago Herrera nella stagione 1964-1965, quella della seconda Coppa dei Campioni, resta che di certo sul suo passato, ad ora, c’è davvero poco. Di sicuro a lui si devono sia la pubblicità della Pirelli, “la potenza è nulla senza controllo”, che il testo di “13 buone ragioni”, canzone pubblicata da Zucchero il 17 giugno del 2016 e diventata subito un successone. Stiamo parlando, ovviamente, del nuovo fenomeno del calcio a sette di Orio al Serio, ovvero Don Enrico Baggi.
Entrato nel Lumagongo Football Club in punta di piedi, il nostro eroe ha iniziato a deliziare il numeroso pubblico presente il giovedì sera grazie al suo calcio tutto classe, fantasia e preparazione esemplare, curando i minimi dettagli, da autentico professionista. Golassi strepitosi e “due palle così” gli hanno permesso di scavalcare gerarchie cristallizzate in decenni di partite, diventando la prima scelta dei due capitani, Flavio Bomber e Antony Deblasio, risultando spesso più determinante di mostri sacri del pallone del calibro di Gippo Gipponi, Zio Ferdinand e Van Bonfanten. Dal dribbling ubriacante, in gran forma nonostante l’età, che è un altro mistero perché sembra un cinquantenne, ma sostiene di essere già in pensione, cosa che fa pensare che ne abbia quindi più di sessantacinque, l’attaccante nella vita ha sofferto molto. Due i fatti accertati, che, in qualche modo, hanno cambiato l’esistenza del campionissimo, lasciandogli per sempre l’amaro in bocca. Estate del 1993, nel cortile dell’azienda di Cologno Monzese, dove fa l’esperto di Metanolo, ignorando di essere spiato dalle telecamere della vicina Mediaset, Don Enrico Baggi inventa la posizione a braccia aperte su un piede, che l’anno dopo diventerà l’iconica immagine del fenomeno Ronaldo nella reclame Pirelli. Nessuno gli attribuisce il merito del colpo di genio e per il bergamasco è un momento durissimo, difficile da superare. Ma alla mala sorte nel nostro mondo non c’è mai fine e nella primavera del 2015 a Don Enrico Baggi capita qualcosa di ancora più grave. Su un imprecisato pulmino, il bomber, ispirato dal dio della creatività, si mette a recitare una piccola, ma rilevante parte di quello che diventerà da lì a poco il testo di “13 buone ragioni” a una sindacalista forse della Cgil. Le dice: “Preferisco una birra a una come te e un panino al salame”. E’ una hit, se ne accorge subito un passeggero che è amico di un amico di un cugino di uno dei Nomadi. La frittata è fatta, qualche mese dopo Zucchero incide il pezzo e Don Enrico Baggi resta per la seconda volta a bocca asciutta. Va beh, è acqua passata, e forse non tutto il male viene per nuocere vedendolo in campo bellissimo, con l’incredibile estro ancora intatto e quell’entusiasmo più forte di qualsiasi ingiustizia.
Matteo Bonfanti