Aurora Pro Patria 1919 – AlbinoLeffe 1-4 (0-3)
PRO PATRIA (3-5-2): Del Favero 5,5; Molinari 5,5 (20′ st Pitou 6), Lombardoni 5, Boffelli 5,5 (1′ st Vaghi 5,5); Vezzoni 5,5 (1′ st Perotti 6,5), Nicco 6, Bertoni (cap.) 6, Ferri 5 (1′ st Chakir 6,5), Ndrecka 5,5; Castelli 6,5, Stanzani 5,5 (1′ st Piu 5,5). A disp.: Mangano; Sportelli, Rossi, Fietta, Citterio, Piran, Gavioli. All.: José Vargas 5.
ALBINOLEFFE (3-5-2): Pagno 6,5; Borghini (cap.) 7, J. Gelli 7, Saltarelli 6,5; Gusu 7, Brentan 7 (18′ st Frosinini 7), Genevier 6,5, Piccoli 6,5 (33′ st Toma 6,5), Zoma 7; Cocco 7 (1′ st Giorgione 7), Manconi 8 (36′ st Muzio sv). A disp.: Pratelli, Giroletti (p); Rosso, De Felice, Freri. All.: Claudio Foscarini 7.
Arbitro: Milone di Taurianova 6 (Bianchi di Pistoia, Capriuolo di Bari; IV D’Ambrosio Giordano di Collegno).
RETI: 16′ pt Gusu (A), 28′ pt Manconi (A), 34′ pt Cocco (A), 24′ st Castelli (A), 32′ st Frosinini (A).
Note: pomeriggio variabile e uggioso, spettatori 696. Ammoniti Vezzoni e Frosinini per gioco scorretto. Tiri totali 9-13, nello specchio 3-6, parati 2-1, respinti/deviati 3-4, legni 0-1. Corner 2-2, recupero 3′ e 5′.

Busto Arsizio (Varese)Gusu-Manconi-Cocco, il tris nel primo tempo per il sospirato ritorno alla vittoria, la prima su sei di Foscarini, a otto giornate di distanza dall’ultima, il 5 febbraio a Novara, quando in sella c’era ancora Biava. L’AlbinoLeffe cala il poker sporco sul campo della Pro Patria e adesso può sperare nella salvezza diretta negli ultimi quattro turni contro Mantova (riscavalcato al quartultimo posto, 37 punti a 36), Virtus Verona, Trento e Pordenone in rigorosa alternanza casa-trasferta. Il rumeno rompe il ghiaccio a rimorchio di Zoma, il bomber da sporca dozzina riprende una mina vagante al di qua dalla lunetta trasformandola nella sfera magica per prendere il largo per poi servire il diagonale un po’ strozzato al compagno di linea, la chiusura virtuale anzitempo della pratica. A nulla serve, coi locali virati al 4-2-3-1 mentre il tecnico di Riese Pio X torna al tradizionale 3-5-2 bluceleste in coda a 4 match a corsie inutilmente blindate, la tardiva acrobazia in mezza rovesciata di Castelli per il doppio palo e la presa oltre la riga di porta del redivivo (13 partite out) Pagno sull’ammollo di Perrotti dalla destra, anche per il pokerissimo di Frosinini servito dal numero 10 dopo un borseggio a due con Giorgione ai danni di Vaghi. “Avevamo fame e s’è visto, un risultato importante che ci desse la svolta era atteso. E anche meritato: in almeno tre delle precedenti partite perse avremmo potuto portar via punti”, l’osservazione nel dopogara del tecnico di Riese Pio X.
Cronaca ricchissima, per una volta, senza dubbi sulla superiorità in ogni fase degli ospiti per il sesto bottino pieno extra moenia sui nove totali. Al 7′ apre le danze l’anticipo a mo’ di rilancio di Gelli a spezzare l’asse tra Vezzoli e l’ex, risolutore da ex (il transfuga minorenne al Villarreal, remember?) al veleno il 27 novembre scorso a campi invertiti, proiettando verso la porta Manconi, che bruciato Lombardoni viene recuperato dalla diagonale di Molinari. Se a cronometro raddoppiato il primo squillo è di Cocco dalla distanza, senza approfittare del rinvio masticato del summenzionato salvatore della patria bustocca nel chiudere la traiettoria a Genevier, all’avvio delle grandi manovre per l’innesco da quinto a quinto c’è Piccoli, ancora il maldestro perno di casa a scivolare spalancando le praterie al burkinabé e Ndrecka a infastidire quell’attimo il raddoppiatore dopo avergli respinto la prima conclusione. I Tigrotti non graffiano se non per ipotesi, in attesa del ping-pong decisivo dalla sinistra con Boffelli ad allontanare di fronte il lancetto del sardo dalla sinistra con Brentan a riallungarla in spaccata oltre il disco di centrocampo e il vizzolese a sistemarsela per la girata nell’angolo a fil di primo palo. Scollinato il ventesimo, da rimessa della catena di sinistra il sarnichese ex giovanili Atalanta allunga per lo scarico dal fondo di Stanzani per il rigore in movimento mancino di Nicco sventato da Pagno, che fa dunque in fretta – a Offredi dato per malato: problemi addominali – a liberarsi della patina di muffa da panchina prolungata dalla discesa nelle gerarchie post ko di corto muso a Salò all’antivigilia di Natale. Due corsette oltre la mezzora, il volto noto si avvita di testa in caduta sull’ammollo del pendolino albanese sorvolando il montante; al 38′ Bertoni di seconda non sfrutta il libera-tutti d’area dell’attempato play francese sullo schema da sinistra sempre del terzino d’ala ex canterano laziale per arrivarci prima di Castelli, in offside invece tre lancette prima sul filtrante nicchiano.
Al 2′ di recupero Vezzoni sugli sviluppi del secondo corner a favore colpisce il centrale fiorentino alle parti basse, ma guai a ignorare la qualità e l’intensità seriana in precedenza, specie tra 24′ e 25′, quando Del Favero è costretto a uscire in gioco aereo per evitare guai dal puntero casteddaio sul suggerimento di Borghini, il capitano locale s’intromette tra Piccoli e il possibile bis in scia a Manconi e Zoma sul rinvio del portiere spizzato da Cocco e infine il pressing sulla trequarti dei due terzi di sinistra del centrocampo in kit rosso per il tacco dell’aletta usata a tutta fascia a beneficio dell’assistman e del vicecannoniere a quota 11.
Al ritorno dal tunnel dello “Speroni, subito scarico della new entry Chakir per il secondo conato personale di Nicco, stavolta da fuori, che attraversando la canonica selva di gambe non ha comunque il potere di sorprendere il numero uno ex Stezzanese e Ponte San Pietro. Al 3′
la catena Vaghi-Castelli-Chakir apre per Piu, ma Borghini arpiona in scivolata. Le prove generali di imbustamento della formalità sono al decimo, quando il braccetto destro di Vargas ferma sulla linea il sinistro a botta sicura servito a Giorgione, che sa solo mettere a sedere il laterale destro subentrato, dalla bocca da fuoco bergamasca più calda. Due minutini e Chakir calcia alto in mischia da rimessa da sinistra dopo il rimpallo con livornese, mentre le prove generali dell’ex sono una girata larga di fronte (17′) accarezzata da Ndrecka. A precedere il punto della bandiera, il salvataggio di testa di Gelli chinandosi davanti al secondo palo sulla battuta di Chakir accompagnata sempre dal pendolino sinistro, e a metà del guado c’è la spizzata di chi di lì a poco s’illuderà di averla riaperta. A settantacinquesimo superato, la svettata imperfetta del mastino di mezzo toscano sulla punizione del regista basso; all’ottantesimo, Manconi rientra sul sinistro, appoggiato dalla sponda di Toma, assecondato dalla palla lunga del sannita: sulla ribattuta a gambe distese dell’uomo tra i legni, Mono scheggia la traversa con una legnata pazzesca di sinistro.