FIRENZE – “Ora c’è la sfida in campionato a campi invertiti, anche se la testa per un paio di partite l’abbiamo avuto alla Coppa Italia. La prima di tredici partite durissime in una competizione dove la strada per l’Europa è più lunga”. Le parole a bocce ferme di Gian Piero Gasperini dopo la semifinale di andata fanno da proemio al rendez-vous domenicale con la Fiorentina. Una delle bestie nere nella sua gestione. Con una punta pungentissima sulla lingua, perché la sua Atalanta nella nottata al cardiopalma del mercoledì avrebbe meritato la posta piena in palio e non l’ha acciuffata per le solite amnesie: “Picchiare duro sugli sbagli alla lunga è un atteggiamento da Tafazzi – l’obiezione davanti alla platea della stampa -. Se non facessimo errori dietro, vinceremmo tutte le partite. Questo lungo primo tempo che potrebbe darci l’accesso alla finalissima di Roma non ha fatto eccezione”. Niente reprimende su Palomino, che l’ha riaperta quando pareva stramorta lasciandosi scappare Chiesa: “Come sopra, ma va detto che era il quinto passaggio all’indietro sul due a zero. L’unico appunto che devo fare ai miei: sei sopra e giochi al contrario? Poi è ovvio che se vuoi fare un calcio propositivo devi concedere qualcosa. Sul terzo abbiamo perso palla a centrocampo, non posso non esserne dispiaciuto. Ma non sono Tafazzi”.

Quattro giorni per recuperare non sono molti, il filo dei nervi e delle emozioni forti è duro a spezzarsi: “Non so se saremo affaticati, vale anche per gli avversari. Dopo tutto è un appuntamento ravvicinato per entrambe”, il Gasp-pensiero. Che respira l’aria rarefatta da football d’elite quando sottolinea le prodezze dalla cintola in su: “Abbiamo disputato una prova di grande personalità su un campo ostico, al punto che siamo rammaricati di non aver vinto. La qualificazione si gioca su due partite, questo nell’ottica del ritorno fra due mesi è decisamente buono”. E ancora, sull’ennesima deflagrazione offensiva al netto del colombiano un po’ ramingo là davanti: “Non segniamo così tanto per caso, se ci consolidiamo nel rendimento nei tre possiamo creare pericoli a tutti. Però dovevamo cercare di più Zapata, che è la nostra punta centrale”. Il veleno sulla coda ha sempre la stessa identità anagrafica: “Il mio giudizio di Chiesa nella partita di campionato nel girone d’andata è dipeso dalle immagini e dai fatti: è stato di gran lunga l’episodio peggiore del Var. Averlo difeso come è stato fatto, citando la casualità o altre cose, tipo che era inciampato, rischia di attirargli le antipatie in tutti gli stadi”.

Si.Fo.