Fiorentina – Atalanta 2-3 (0-2)
FIORENTINA (3-5-2): Dragowski 7; Milenkovic 5,5, Ger. Pezzella 5,5, Martinez Quarta 5 (32′ st Venuti 6); Caceres 6,5, Bonaventura 6 (32′ st Callejon 5), Amrabat 5,5 (26′ st Borja Valero 6), Castrovilli 6 (26′ st Eysseric 5,5), Biraghi 6,5; Vlahovic 7, Kouamé 6. A disp.: 1 Terracciano, 21 Rosati, 15 Olivera, 25 Malcuit, 27 Barreca, 36 Ponsi, 28 Tofol Montiel, 67 Munteanu. All.: Giuseppe Iachini 6.
ATALANTA (4-2-3-1): Gollini; Toloi (cap.), Romero (1′ st Djimsiti), Palomino, Gosens; De Roon, Freuler; Malinovskyi (18′ st Maehle), Pasalic, Muriel (19′ st Ilicic); D. Zapata (42′ st Miranchuk). A disp.: 31 Rossi, 57 Sportiello, 4 Sutalo, 13 Caldara, 40 Ruggeri, 18 Kovalenko, 7 Lammers. All.: Gian Piero Gasperini.
Arbitro: Sacchi di Macerata 6 (Di Vuolo di Castellammare di Stabia, M. Scarpa di Reggio Emilia; IV Ghersini di Genova. V.A.R. Nasca di Bari, A.V.A.R. Mondin di Treviso).
RETI: 13′ e 40′ pt D. Zapata (A), 12′ e 21′ st Vlahovic (F), 25′ st rig. Ilicic (A).
Note: ammoniti Romero, Ger. Pezzella, Amrabat, Milenkovic per gioco scorretto, Iachini per proteste (37′ st). Tiri totali 10-14, nello specchio 2-9, respinti/deviati 3-3, parati 0-5. Var: 2. Corner 0-6, recupero 2′ e 4′.

Firenze – Rischiare di riaprirla (vedi anche falletto di Pasalic su Borja e punizione respinta di Biraghi al 94′) subendo la rimonta ai primi, pardon unici due tiri altrui nello specchio? Fatto. Ma anche, una tantum, una situazione inattiva per aprire lo score come una cozza in una sfida non da esteti. E il santino di San Giuseppe dal dischetto. Sarà che Duvan ancor prima dei piedi usa la testa, mica come El Cuti che il 18 a Bergamo contro Madama nel barrage-Champions dovrà marcare visita per non aver saputo trattenere la gamba. L’Atalanta torna col bottino dalla tana della Fiorentina grazie soprattutto all’uno-due del terminale, seminando a fatica le amnesie dietro.
Terza di fila col 4-2-3-1, pur se basculante verso il rombo con un Ruslan stratosfericamente assistman. In attesa del rompighiaccio da 13 del Toro di Cali, lesto a incocciare di fronte-tempia sinistra il tracciante dalla bandierina destra del mancino della trequarti, lo stesso Malinovskyi, a pendolo tra il suggeritore e l’ala, ne estrae subito dal fodero una dal mirino alzato dopo essere rientrato dalla combinazione Toloi-Pasalic. L’ucraino si sposta a mancina per innescare Muriel, che all’ottovolante cronometrico ha il difettuccio di pescare in controtempo l’inserimento dell’oriundo del Mato Grosso. Se su azione i varchi sono ostruiti, nello spicchietto della prima frazione Gosens si sposta a destra per tentare la fotocopia del suo centravanti per il raddoppio, trovando però la respinta di Dragowski. Siamo solo al quarto d’ora ed entro il pokerino cronometrico per poco il duo colombiano non lo fa: bravo Luisito a tagliar fuori la difesa scavalcandola di giustezza, ma pure il Rasputin polacco tra i legni ad allungarsi per smanacciare il diagonale in controbalzo del battistrada. I viola sanno stare corti solo quando si asserragliano, le gambe di Romero invece si allungano in eccesso per il giallo sprecato (destro sulla palla) sulla caviglia di Vlahovic (23′) che costerà al riscattando il rendez-vous con la Juve. Sul quale Caceres s’arrampica (26′) per la reazione fin lì inedita dei locali, accarezzato dalla susseguente punizione crossata di Biraghi, piedino che imbecca a ruota la girata di sinistro dal limite di seconda dell’ariete serbo: zuccata e ciabattata lontane dal bersaglio.
La mezzora suona la sveglia ai compassati nerazzurri, peccato che il piede debole di Zapatone non valga la cabeza ed ecco sprecato addosso all’ultimo baluardo nemico il filtrante al millimetro di SuperMario, impegnato in un lavoro oscuro quanto prezioso. Con le fiammate toscane, leggi Dusan che al 37′ prende spazio a Romero sfuggendo al rientro di Rafa per scaricare un pretenzioso destraccio da dove ci vorrebbe un Del Piero, non ci si scotta. L’idrante è il bis del 91 al quarantesimo aggiustandosi sul filo del fuorigioco il delizioso scavino del 18. Nel recupero l’assolo di Castrovilli, discesina per spostarsela sul mancino, va in curva. Nella ripresa il croato non arriva sulla sfera magica dal lato cortissimo del doppiettista (2′) e Kouamé servito dal partner di linea (4′) sgancia un sinistretto facile da rinviare, fino al dimezzamento del giovanotto là davanti (12′) che insacca con un paio di rimbalzi il rigore in movimento servitogli dal flipper Biraghi-Caceres, traversone e sponda aerea con Djimsiti-Gosens belle statuine. Toloi (15′), in seguito virato a centrosinistra, fallisce il tris di sinistro sul sesto angolo a favore corretto dalla spizzata di Djimsiti sganciandolo sul pugno del guantato di casa e il contrappasso corre sulla linea lunga Amrabat-Kouamé con l’albanese saltato a mo’ di pollo e passaggino perfetto per il comodo 2-2 del nuovo fenomeno. Per fortuna la mano assassina di Quarta sbuca sul doppio rimpallo generato dalla sortita numero 1 della new entry Ilicic per il rigore della vittoria alto e centrale dell’ex sfiorato con l’estremità destra dal nemico. Vlahovic sfiora di mezzo metro (dall’incrocio sinistro del Gollo) la tripletta ad ascensore chiamatogli dal pendolino azzurro (25′), Pasalic il quarto sul la di Maehle con l’aspirante triplettista a mancare il sette in tap-in. Verso il gong, il risolutore provoca almeno tre pallonesse per un 4-2 che non viene: saracinesca addosso al tiro-cross del tedesco (35′) liberato da uno sloveno sul pezzo, erroraccio ancora dell’88 a rimorchio su un disimpegno intercettato e piedone di Dragowski su Duvan (40′).
Simone Fornoni