Bomber, goleador, cannoniere. pichichi, marcatore o più semplicemente Duvan Esteban Zapata Banguero, nato a Calì il 1 aprile 1991, centravanti dell’Atalanta, assurto alle cronache sportive per i suoi gol segnati a raffica da qualche settimana ad oggi. Arrivato in nerazzurro, spesa 24 milioni, ha cominciato a segnare con l’Hapoel Haifa (due gol) nei preliminari di Europa League, la bella prestazione con la Roma, due assist per Rigoni, poi il buio. Giocava ma non convinceva tant’è che qualche credulone cominciava a rimpiangere Petagna. Si sa, con Gasperini bisogna impegnarsi a fondo, imparare i meccanismi di gioco, confrontarsi tatticamente. Dopo l’apprendistato Zapata a Bologna, undicesima di campionato, si sblocca e regala la vittoria, si ripete col Napoli, quattordicesima giornata, e non si ferma più. Tre gol a Udine, uno con la Lazio, uno (su rigore) a Genova, una doppietta alla Juve, un altro gol al Sassuolo, un gol anche al Cagliari in Coppa Italia, infine la tripletta di Frosinone. 14 gol in campionato, uno in Coppa Italia, due in Europa League per un totale di 17 gol in ventitre partite. Con uno score così ricco l’attaccante colombiano è entrato con prepotenza nella storia dell’Atalanta. Non solo ma di questo passo si accinge a scalare in fretta l’hit parade dei bomber nerazzurri. Non ci addentriamo in paragoni tecnici con gli altri attaccanti che hanno vestito la maglia nerazzurra nei centoundici anni di vita atalantina. Ogni tempo calcistico ha le sue caratteristiche tattiche e tecniche. Secondo alcuni studiosi di tattiche il calcio cambia assetti e moduli circa ogni dieci anni e le evoluzioni vengono sancite, spesso e volentieri, durante una manifestazione planetaria (almeno tra un campionato del mondo e l’altro). Quindi un paragone tra Hasse Jeppson, Beppe Savoldi, Pippo Inzaghi e Duvan Zapata è praticamente improponibile. Pippo Inzaghi (campionato 96-97) con 24 gol, capocannoniere della serie A, è il primo della lista. Il fiuto del gol, quasi in maniera spasmodica, è stato il suo pregio maggiore, certo in nerazzurro ha potuto sfruttare le invenzioni e gli assist di Morfeo e di Lentini. Solo una stagione per poi spiccare il volo verso la Juventus. Con 22 gol Hasse Jeppson (1951-52). “Mister 105 milioni”, tanti i soldi spesi da Achille Lauro per portarlo a Napoli, si ambienta subito a Bergamo e fa sfracelli, veloce, potente e con un colpo di testa micidiale diventa lo spauracchio delle difese, poi, in graduatoria Leschly Soerensen (“ol Pastùr) 20 reti, Kar Aage Hansen 18, Poul Rasmussen 18, Adriano Bassetto 18. “Nane” Bassetto non era un centravanti, col numero 9 giocava “il minatore” Mion, che segnava poco, ma una mezzala offensiva, dotato di un sinistro micidiale che sfondava le reti avversarie. Un personale ricordo: era una domenica di settembre del 1956, terza di campionato, l’Atalanta a zero punti, affrontava al Comunale il Bologna. Era la mia prima volta allo stadio, avevo nove anni, eppure mi è rimasto stampato nella memoria il gran sinistro di Bassetto che piegò le mani al portiere rossoblu Giorcelli, era il gol del pareggio atalantino, poi i nerazzurri vinsero per 3-2 con un altro gol di Bassetto e un altro di Annovazzi. E’ un ricordo indelebile. Anche Cristiano Doni non è stato un centravanti classico (16 gol nel 2000-01), trequartista, Vavassori lo faceva giocare esterno di sinistra lasciandogli la briglia sciolta, di muoversi a piacimento, chirurgico sui calci di punizione. Con 16 gol anche German Denis (ben 56 gol nelle sue cinque stagioni bergamasche) che è stato il centravanti della rinascita atalantina dell’era Percassi. Basta il soprannome per dargli un’identità calcistica: “el tanque”. Poi con 14 gol Maurizio Ganz, rapido ed efficace nei sedici metri, attaccante moderno che proprio a Bergamo ha spiccato il volo verso grandi squadre (Inter, Milan). In doppia cifra non dimentichiamo Emilio Caprile (14 gol nel 1949-50). Poi Floccari (12), Morfeo (11), Zampagna (11), Tiribocchi (11), Evair (10), Caniggia (10), Ventola (10), Non abbiamo dimenticato Gomez (16) e Ilicic (11). Sono ancora in attività e hanno l’opportunità di migliorare. Resta il quesito: Zapata riuscirà ad eguagliare Pippo Inzaghi?
Giacomo Mayer