Da una parte la certezza di uno squadrone straordinario per la categoria, il gruppo partito con un solo obiettivo, quello di vincere il campionato, e in vetta alla classifica ormai da mesi, dall’altra la sorpresa dell’anno, una rosa senza grosse pretese, costruita per la salvezza, ma che adesso si trova lì, al vertice, macinando vittorie su vittorie. Brusaporto-Vertovese è qualcosa di calcisticamente bellissimo perché racconta perfettamente cos’è il pallone, per metà realtà, piedi per terra, grandi acquisti e programmazione, per l’altra sogno, scommesse, l’entusiasmo che qui da noi, nel pallone provinciale, è come l’appetito, viene mangiando un bel piatto di scarpinocc, meglio se cucinati nelle trattorie della media Val Seriana, con tantissimo burro e un sacco di formaggio.  

Via con la presentazione, il big match si gioca alle 14.30 al bellissimo centro sportivo di Brusaporto, nell’oasi verde che sta al numero uno di via Belvedere. Nel ruolo della Juventus c’è il Brusa della presidentessa Ilaria Comotti e di mister Giacomo Mignani, squadra perfetta in tutti i reparti, talmente forte da lasciare in panchina, va detto una volta ogni tanto, il giocatore più forte di tutti, l’ex professionista Giulio Fogaroli, centrocampista e bomber, capitano e bandiera gialloblù. A inizio stagione parole fortissime, che raramente si sentono ad agosto, “partiamo per andare in Serie D”, ci aveva detto il bravo e esperto ds Ruggero Trapletti. E fino a qui il campionato è stato la marcia trionfale immaginata dal famoso e vincente direttore sportivo. A riprova i numeri  che ci dicono che Andrea Santinelli (che giocatore straordinario) e compagni non perdono mai, undici vittorie e due pareggi in questi primi tredici turno del girone C di Eccellenza, ventinove gol fatti e appena quattro subiti. Formazione galattica, proprio come la Vecchia Signora in Serie A, con un’età media normale, venticinque anni, mix di giocatori esperti e fortissimi che stanno facendo crescere bene bene alcuni tra i baby più forti del nostro pallone provinciale. Via coi nomi, l’assoluto protagonista è bomber Aldo Ferrari, classe 1991, a quota dieci centri, senza neanche averle giocate tutte, sinistro fenomenale, seconda punta in grado di fare gol, ma pure di far girare la squadra a proprio piacimento grazie alla tecnica sopraffina. Detto del Cristiano Ronaldo gialloblù, citate le bandiere Giulio Fogaroli ed Andrea Santinelli, i calciatori che stano andando a mille sono parecchi. Nell’ultima partita, la splendida vittoria in casa del CazzagoBornato dell’ex Gianni Cefis, hanno brillato tutti, un fenomenale Giordano Gavazzeni, portiere che le prende tutte, Riccardo Esposito, baby fenomeno in fascia, Nicolas Dossi a mille all’ora e pure in gol, Angelo Carminati e Andrea Santinelli, due muri, Aldo Ferrari, semplicemente mostruoso per quantità e qualità, servito al bacio da una mediana che ha sempre il pallino in mano per via di gente che ha tecnica da vendere, ma pure la voglia di farsi il mazzo per la causa, parliamo di Stefano Tomasi, Giulio Fogaroli, Matteo Bonardi, Matteo Ruggeri e, soprattutto, Nicolò Belotti, uno esplosivo, di quelli che partono palla al piede e spesso finiscono in porta. Attacco da leccarsi i baffi, con Mignani che ha due punte fortissime, tra le migliori dell’intera categoria, il già citato Aldo Ferrari affiancato da Stefano Lorenzi, un toro, che in area è letale e che ha gonfiato la rete già in otto partite di questo 2018-2019. Come la Juve, ovviamente con le dovute proporzioni, anche sul mercato, il fascino è lo stesso, appeal che ha convinto proprio questa settimana Lorenzo Torri, interno di centrocampo del Caravaggio, talento purissimo classe 2000, cercato da una decina di squadre, a vestire la maglia gialloblù.

E qui partiamo con l’analisi dell’avversario dei galattici, quel gruppo fantastico che si chiama Vertovese e che noi a luglio davamo per spacciato nella prima annata di Eccellenza ed invece è lì, a due punticini dalla vetta, reduce da un sontuoso 4-0 rifilato al Ghedi, pratica chiusa con tre golassi nel primo tempo.  Tutto perfetto in casa biancoblu, gioco da urlo, sempre spettacolare, risultati da stropicciarsi gli occhi, che portano ha una riflessione d’obbligo: dalla Promozione all’Eccellenza la differenza, se c’è, è davvero gran poca. Perché i seriani della coppia di mercato formata da Mauro Guerini ed Andrea Bortolotti in estate hanno scelto di cambiare pochissimo. Confermati i ragazzi protagonisti del salto di categoria grazie ai play-off, i vari Matteo Nodari, Riccardo Nicoli, Davide Marchesi, Marco Fusar Bassini, Daniele Brambilla, Diego Bergamelli, Edoardo Messedaglia, ossatura che sta facendo sfracelli e che non ha sentito minimamente il passo in avanti, anzi, paradossalmente, si è rivelata ancora più forte, con tutti i ragazzi che hanno avuto richieste da mezza Bergamasca per via di prove perfette, senza mai una sbavatura. Merito, vien da dire, di un mister che è un martello come ce ne sono pochi, Locatelli, e di una dirigenza, quella della famiglia Guerini, che ultimamente stiamo conoscendo anche noi, e vive il pallone senza drammi né forzature, sempre col sorriso sulle labbra. Serve, perché giocare con chi ti stima, ti rispetta, onorando ogni volta gli impegni presi, permette ai giocatori quella sicurezza e quella voglia che stanno alla base per buttare il cuore oltre l’ostacolo. Club, insomma, che è una grande famiglia, che coccola i calciatori, anche con battute, scommesse e lunghi aperitivi post partita. A Vertova si sta un gran bene e pure i big scelgono di vestire la maglia biancoblu, vedere per credere Marco Baldrighi, altro pezzo pregiato del mercato provinciale, che tra una dozzina di possibilità non ha avuto dubbi e ha preso la strada della Val Seriana. Domenica il mancino tutto classe, 97  forgiato dall’Atalanta, ha esordito dal primo minuto regalando giocate d’alta scuola, risultando all’esordio il migliore in campo. Nel presentare la Vertovese non si può non citare Omar Torri, classe 1982, una nuova giovinezza in biancoblu, un gol ogni due partite, rigenerato, grande ex della sfida.

Il Brusa è la Juve, ma la Vertovese non è l’Inter, è più il Verona del 1985, quello che doveva salvarsi e invece ha vinto lo scudetto mettendo in fila le blasonate avversarie grazie a un grande mister, Bagnoli, che somiglia a Locatelli, e a gente che non mollava mai, Garella, Briegel, Fanna, Galderisi, Elkjaer, il gruppo storico, nel nostro caso formato da Nodari, Nicoli, Marchesi, Fusar Bassini e Messedaglia, fantasista di lotta e di governo, sette reti già all’attivo, l’ultima bellissima. Domenica alle 14.30 è più di una partita, è il confronto tra le due filosofie che esistono, a qualsiasi livello, nel pallone.

Matteo Bonfanti