Personalmente sento che è difficile dare un giudizio netto sul tema del mese nell’universo del pallone bergamasco, ossia la ripresa del campionato di Eccellenza, qualcosa che divide gli animi anche tra chi intervistiamo ogni settimana sia per il nostro sito che per il nostro giornale.

Da una parte concordo con le parole di Gianfranco Lochis e con quelle di Filippo Cutrona, massimi dirigenti rispettivamente di Valcalepio e Zingonia Verdellino, i due presidenti che sono i maggiori sostenitori della ripartenza prevista per l’11 aprile. Come dargli torto quando dicono che con i giocatori costantemente tamponati i pericoli sono al minimo? C’è poi nel loro caso qualcosa che credo gli faccia onore, ossia il fatto che non hanno perso la voglia di vincere e di vedere i propri ragazzi in campo nonostante sia ancora in corso questo marasma chiamato covid, un’epidemia che ha fatto perdere per strada la passione a tanti di noi. Da direttore di Bergamo & Sport sogno la promozione di una bergamasca in Serie D e tiferò per i rossoblù, per i gialloverdi, ma anche per il Mapello di Arrigoni e per il Lemine di Pellegrinelli, sulla stessa onda, nell’idea che giocare, ovviamente seguendo ogni protocollo possibile e immaginabile, sia un piccolo passettino verso la normalità che manca a ogni sportivo italiano. La questione sono anche i calciatori, che in Eccellenza, la massima categoria del calcio dilettantistico, potrebbero venire parecchio aiutati dai rimborsi, un sostegno importante per arrivare alla fine del mese, soprattutto adesso, coi tempi di miseria che ci corrono sempre addosso.

Dall’altra parte, dico tra chi ha detto no, ossia AlbinoGandino, Forza & Costanza, Cisanese, Trevigliese e Vertovese, vedo che la scelta di non partecipare sia frutto di una totale buonafede, una sorta di senso di responsabilità verso l’intera collettività. Il pensiero dei presidenti e dei loro dirigenti, io personalmente ho parlato con Forlani e con Guerini, è che non vale la pena rischiare di fare ammalare dei ragazzi, che sono dilettanti e che hanno tutti un altro lavoro, mai così importante per loro e per le loro famiglie, per farli giocare una decina di partite in un gironcino che interessa sostanzialmente solo a chi vuole salire in Serie D. Il terrore è che le partite possano diventare dei potenziali focolai, allungando ancora la battaglia quotidiana a questa piaga anche sociale che è il covid. Anche se non lo dicono, l’impressione è che le cinque società bergamasche citate non si fidino delle istituzioni, la paura dietro l’angolo è quella che i tamponi promessi non arrivino mai, portando ai club, che sono già in difficoltà per la fuga degli sponsor, ulteriori costi a quattro zeri. Anche qui come dare loro torto, soprattutto dopo quest’anno dove i politici italiani ai vertici di qualsiasi cosa appaiono sempre ondivaghi perché cambiano opinioni e decisioni quasi ogni giorno? E poi c’è anche il grande punto di domanda, dovesse accadere che una squadra avesse anche solo qualche contagiato, cosa accadrebbe? I tempi per iniziare e per concludere la stagione sono strettissimi. Ed è meglio non partire secondo i vertici di AlbinoGandino, Forza & Costanza, Cisanese, Trevigliese e Vertovese, dandoci appuntamento a settembre, una volta che l’Italia sarà una nazione interamente vaccinata, senza più rischi per nessuno.

Ritorno al pensiero iniziale, dicendo che è difficile dare ragione a chi parte o agli altri, quelli che hanno scelto di restare a casa. Si vedrà. Se la decisione della Lnd sia una cosa buona o cattiva, potrà dirlo solo il campo. Resta che in una vicenda tanto complessa, ha fatto bene in queste ore la Figc a far passare a una sola stagione e non a due il blocco dei ripescaggi per i club che hanno detto no alla ripartenza. La norma annunciata dalla Lnd pareva infatti una forma di vendetta.  

Matteo Bonfanti