Che Roberto Pelucchi sia uno dei giornalisti bergamaschi più bravi di sempre è cosa nota un po’ a tutti. Bravo nel nostro mestiere anche perché coraggioso, scomodo, mai banale. I suoi articoli ricostruiscono, ad esempio, l’ultima vicenda del calcio scommesse o cosa ci sia davvero dietro alle violenze degli ultrà.
E’ invece inedito a noi Roberto Pelucchi come scrittore. Il cronista della Gazzetta dello Sport ha dato alle stampe in questi giorni il suo primo romanzo, “Il tesoro della Dea”, un lungo racconto (372 pagine) che parte da un fatto realmente accaduto, il ritrovamento della polena Atalanta nel 1867, per scavare su tanti personaggi nerazzurri che hanno avuto un ruolo (apparentemente) marginale nel club calcistico orobico.
Tanto, tantissimo il materiale per chi ama le magnifiche sorti e progressive atalantine. Ed ecco quindi l’umanità di Franchino Galimberti, il papà del Bocia, quella di Mario Cavallini, vincitore del primo scudetto giovanile della Dea nell’ormai lontanissimo 1949. Ma non c’è solo il passato remoto, anche quello recente o il presente. Nel lavoro di Roberto Pelucchi si raccontano Titta Rota e i fratelli Cadè, Bepi Casari, Franco Baracchi, Franco Vittoni e Daniela Ruggeri, vedova dell’ex presidente Ivan.
Temi affascinanti perché scottanti come il calcio scommesse e le violenze degli ultras, trattati da parti opposte, per dare al lettore la possibilità di scegliere da che parte stare.
Insomma un libro per gli atalantini, ma non solo. Per tutti gli sportivi, da comperare e leggere d’un fiato.
Matteo Bonfanti