Campione di Croazia, capolista in campionato, vincitrice della SuperCoppa croata. Reduce da cinque partecipazioni alla Champions negli ultimi nove anni.
Nelle ultime tredici gare disputate a livello europeo tra le due coppe ha perso solo una volta in casa, nelle ultime otto gare tra Europa League e preliminari di Champions sei vittorie e due pareggi al Maksimir.
Ecco il biglietto da visita della Dinamo Zagabria, reduce da un avvio di stagione da sette gare in campionato con cinque successo, un pareggio e una sconfitta dopo un folgorante inizio tra luglio e agosto con successi a raffica tra SuperCoppa e preliminari di Champions.
Numeri alla mano i croati hanno dieci gare in più nelle gambe dell’Atalanta, non è poco a settembre.
Un piccolo vantaggio, insieme all’esperienza internazionale e al vantaggio del fattore campo, dove rendono molto di più che in trasferta.
Mercoledì sera il Maksimir Stadion dovrebbe essere esaurito nei suoi 35mila posti, con un pubblico caldo a sostenere la Dinamo ed il sottofondo della curva, dei temuti ultras Bad Blue Boys, noti alle peggiori cronache nere del tifo.
A Milano nell’agosto 2000 devastarono il centro cittadino prima della sfida dei preliminari di Champions League persa contro il Milan.
Una tifoseria calda, tipicamente balcanica, ai tempi della vecchia Jugoslavia pericolosa e feroce come solo le due belgradesi potevano esserlo.

In panchina la Dinamo è guidata da Nenad Bjelica, 48enne tecnico locale, con trascorsi in panchina con Austria Vienna, Wolfsburg e Lech Poznan e una stagione nella nostra serie B, con lo Spezia, cinque anni fa.
Un allenatore esperto, anche se il materiale tecnico a sua disposizione non è da top club.
La stella della Dinamo è il 21enne trequartista spagnolo Dani Olmo, cresciuto nella Cantera del Barcellona, da cinque anni a Zagabria.
Attenzione poi all’esperto attaccante Bruno Petkovic, reduce da diverse stagioni in Italia senza mai esplodere, tra Catania, Bologna e Verona, e diverse formazioni in B.
Il resto della formazione è composto da una compatta ossatura croata che gioca a memoria, con giovani di belle speranze come Nikola Moro.

Fabrizio Carcano