Entrami nei sogni perché li ho perduti. Se arrivi, le chiavi del mio cuore sono nella buca delle lettere. Aiutami, ma non sentirti obbligata, giusto se stasera sei sola e non hai niente da fare. Io so che li ho lasciati in un cassetto, ma non ricordo quale. E così da un po’ di settimane mi accorgo che non ci sono più. Forse sono rimasti sulla luna la volta che io e te eravamo persi in una stanza a cantare le canzoni che stanno intorno all’universo. Appena fuori c’era la mia macchina, la Pandona, vestita a festa, uguale uguale a un’astronave, pronta per portarci tra i cerchi di Saturno se solo glielo avessimo accennato. Ti ricordi? Era giorno, la luce entrava tra gli spiragli delle tende e noi due non ci stancavamo di saltare da una stella e quella successiva, Sirio, Vega, Acrux e poi Antares, le altre dei carri, fare come sul treno da ragazzi, Milano-Venezia chiusi nel bagno, l’andata e il ritorno senza pagare, lungo gli scivoli delle parole messe da Dio sulle rive dei tuoi seni per farci ridere del gusto che hanno i nostri baci, leggerissimi, sospesi tra la terra e il sole. E allora fammi ricordare l’azzurro dei miei occhi, la mia vestaglietta, Zadina, Sant’Agata, Marquez, la Isla e il mare, Pinocchio, Mangiafuoco e il Pescecane, la zingara e le tre righe della mia mano da decifrare, il colore dei fondi di caffè che stanno attorno alle mie frasi, rimandate troppo a lungo in questi mesi. E’ tanto, lo sai, che mi è accaduto: il mio quaderno a righe è diventato improvvisamente a quadretti e io gliel’ho lasciato fare, conti da guardare, fatture da emettere, vicende da amministrare, mille e passa carte di nuovo da consultare, per me che non ho mai chiesto a nessuno i misteri vissuti in questi anni dai conti correnti. I soldi vanno e vengono senza manco un saluto e non è che me ne sia importato mai. Piuttosto i sogni, le loro infinite spiagge lungo l’Adda quando d’estate arrivano i grilli, le partite di pallone ad agosto in Riviera con la vecchina che passa e s’incazza e poi mi racconta la sua vita oppure anche solo le nuvole come elefanti bianchi. E adesso che ti ho detto, se per te non è una fatica, questa notte arriva, coprimi con la tua copertina celeste e con calma ricordameli uno ad uno.
Matteo Bonfanti