di Simone Fornoni

Un errore di persona. Se l’è cavata così l’ineffabile giustizia d’Oltralpe, la stessa che consente da decenni la libera circolazione e una vita prospera da perseguitati politici (dall’Italia, ca va sans dire) a frotte di terroristi assassini degli anni di piombo. Ce n’è uno anche delle nostre parti che non ci sogneremmo mai di nominare, anche perché non lo merita. La gogna dell’identificazione anagrafica, al contrario, è l’unica a essere stata risparmiata al diciottenne di Cenate Sopra che ha passato al gabbio venerdì e sabato, accusato dei famigerati “gesti della scimmia”, secondo il Prefetto del dipartimento Bouches-du-Rhone un insulto razzista ai tifosi di casa del Marsiglia, dal settore ospiti del Velodrome.

Rilasciato perché, insomma, non sarebbe stato lui quello inquadrato nel famoso video, girato da chissà chi, mentre un anonimo tifoso dell’Atalanta mimava di spulciarsi sotto le ascelle e altre amenità carnevalesche. Non parliamo poi del presunto braccio teso, anzi le braccia tese, additate a saluto nazista da inquirenti, osservatori, indignati speciali soprattutto a casa nostra e sindaco so-tutto-io della grande città fondata dai focesi e ora tipico esempio di felice ingegneria sociale specchiata sul Mediterraneo. Sarà che l’antirazzismo, da quelle parti, oltre che dalla massiccia presenza di proletari dalle ex colonie africane e dagli attuali dipartimenti d’Oltremare, è alimentato anche dai rimorsi della memoria collettiva: da laggiù, come da Liverpool, partivano storicamente i navigli carichi di schiavi neri, strappati in Africa ai loro affetti e al loro diritto di vivere e comandare a casa propria, in direzione del Nuovo Mondo. I bergamaschi, anche qui, premettendo che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, c’entrano come i cavoli a merenda, detto e scritto papale papale. Per colonialismo e neocolonialismo, forse bussare all’Eliseo, dal presidentissimo Emmanuel Macron, tifosissimo OM, non sarebbe sbagliato. 

Non discriminare anima viva, sottolinearlo è bene e non superfluo, è più che sacrosanto. L’antica Massalia è il posto magico, incantato, dall’economia portuale a prova di concorrenza (Genova) e dal paesaggio dipinto su scorci stupendi. Dall’Estaque che ispirò il genio su tela di Paul Gauguin, al sobborgo difficile e duro, ma zeppo d’orgoglio, di La Castellane, che ha dato i natali a quello a pelo d’erba di uno straordinario artista come Zizou Zidane, il berbero cabilo d’Algeria cui le plebi galliche devono Mondiale ed Europeo in bacheca. Il razzismo va combattuto, puzza, fa schifo. Quando è conclamato, non solo presunto. A spese di un capro espiatorio, però, eh no, lo fanno solo gli opportunisti in malafede. Chissà come, quello giusto la Gendarmerie e dintorni hanno ammesso candidamente di non averlo beccato. Evidentemente era più comodo braccare uno a cazzo di cane mentre saliva sul pullman del Club Amici del paese organizzato con Dea Dalmen, la corriera del ritorno a casa dalla trasferta, già vissuta in mezzo a mille restrizioni che nemmeno i cani randagi, concentramento all’una del pomeriggio del giorno della semifinale in una piazzona transennata con l’unico diversivo del dj set.  Senza contare l’uscita dallo stadio all’una di notte, roba da sequestro di persona.

In definitiva, le scuse sono dovute. Al ragazzo pescato nel mucchio e messo alla berlina, additato al pubblico ludibrio come esempio di male assoluto da combattere ed esorcizzare, a suoi genitori in apprensione e costretti ad andarselo a ritirare come un pacco postale, come a tutti i sostenitori nerazzurri e in definitiva all’intera stirpe che vive, lavora e spesso comunque non prospera tra il Brembo e il Serio. Scuse non per aver dubitato delle qualità nostrane col solito processone alle intenzioni, bensì per aver perseverato nelle solite accuse balbettate istericamente, viete e fruste, abusatissime, sempre a fior di labbra dei soloni dalla lezioncina pronta a menadito. Le streghe, cacciatele dalle vostre nebbie mentali. Altro che berciare ad alta voce di “provvedimenti da parte delle due Società e dell’Uefa”, caro monsieur Benoit Payan. Prenda esempio dal suo omologo Giorgio Gori, che non verrà rieletto per decorrenza dei due mandati consecutivi, gran cazzata pure questa ma sono le dure regole. Lui, il sindaco di Bergamo, non s’è pronunciato. Qualcuno di troppo, invece, ha sprecato fin troppo fiato e picchiettii di tasti.

Scusatevi e sarete scusati. E fatevi una vita che è meglio, invece di ergervi a giudici parlando pro parte lesa, vera o presunta. Perché dei laser in faccia, dei due aste offensivi retti dalla gioventù locale, delle provocazioni, degli assalti, degli insulti e della pisciatina sul treppiede della telecamera di Bergamo Tv, cari soloni delle nostre suole, non avete detto né scritto una beata minchia. E se il gesto della scimmia fosse stato in realtà rivolto a un maschio bianco etero cattolico? Non sia mai, la condanna preventiva ce l’avete scritta nella testa e in faccia. In ogni caso, colpevoli zero. Alla facciaccia vostra.