Esce sabato 10 maggio “Le invenzioni senza prezzo”, il libro che raccoglie gli scritti più belli del maestro Evro Carosi. Il nostro narratore ci regalerà cento copie che noi distribuiremo gratuitamente ai tanti bergamaschi che amano leggere. Intanto giusto per presentarvi il lavoro del maestro, ecco la prefazione di Matteo Bonfanti, direttore di Bergamo & Sport, ma soprattutto amico di Evro Carosi. Alla realizzazione de “Le invenzioni senza prezzo” hanno collaborato chi disegnando, chi, invece, impaginando il tutto, Sara Spreafico, Vinicio Bonfanti, Cleo Fariselli, Sofia Szwica, Nadia Colombo e Marco Colombo, collaboratori che l’autore desidera, giustamente, ringraziare.

di Matteo Bonfanti
Il direttore di qualsiasi giornale sta appollaiato là dove osano le aquile, in alto a sinistra, esattamente tra Gesù e la Madonna. Persino io, che ricopro questo ruolo in un modo un po’ naif e assai a caso, sono per gli oltre cento collaboratori di Bergamo & Sport una sorta di guida spirituale. Così la domanda più ricorrente della mia esistenza, a cui devo rispondere un giorno sì e l’altro pure, è la seguente: “Matteo, secondo te, io scrivo bene?”. Me la pongono i ragazzi che hanno appena redatto il loro primo articolo oppure quelli che lavorano per noi dall’inizio del nostro percorso, cominciato, ormai, dieci anni fa. Vuole saperlo anche Evro Carosi che per me è, innanzitutto, un maestro di vita. Io, di fronte a questo quesito come a tantissimi altri, sono sempre in difficoltà. Perché la prosa è soggettiva e quello che entusiasma me, magari annoia Vito, il più letterato tra i miei amici più cari, o, addirittura, innervosisce mia moglie Costanza.
Da qui le associazioni di significato che mi portano, immancabilmente, a comparare i diversi stili di scrittura con i gusti del gelato. Sono tra i pochi cristiani rimasti fedeli per oltre trent’anni a uno stesso sapore: il cono solo pistacchio. Ne apprezzo la sua misericordia: quella dolcezza interminabile che mi coccola dall’inizio alla fine, trasformando quello che un attimo prima era un guaio irrisolvibile in un piccolo, modesto e momentaneo inciampo.
Non so se Evro sia bravissimo o normale. Posso dire che a me la sua prosa piace un casino perché mi ricorda il pistacchio. I suoi racconti hanno un cattivo che tormenta una bellissima. E quando le cose si mettono male, arriva un buonissimo che salva la ragazza perché così devono andare le cose. E lì, nell’attimo del lieto fine, sento affiorare in bocca il gusto che più mi piace. Perché c’è un posto, anche nella nostra disgraziatissima Italia, che sa cullarmi ed è il foglio in word del maestro Carosi.
Come giusto che sia c’è tanto Evro nei suoi scritti. C’è un uomo intelligente, buono, colto e frizzantino come il vino bianco che poi è un altro personale rimedio alle mie giornate no. E c’è la generosità. C’è l’abbiamo tutti noi che viviamo per raccontarvela e nel caso di Evro è tantissima.  C’è n’è, spesso a piene mani, nella materia che tratta: l’amore e i suoi mille contorni e risvolti, argomento per sua natura complesso, difficile e, soprattutto, personale. Nei suoi racconti diventa semplice e rassicurante perché le sue donne, pur dopo parecchie peripezie, scelgono immancabilmente e giustamente l’uomo per bene, scappando da chi le ha o, addirittura, picchiate o, comunque, maltrattate e umiliate. Non esiste nella prosa del Maestro un amore malato che si nutre delle ombre buie delle offese, dei ricatti e dei lividi. L’unico possibile è quello tra due corpi complici: sempre e per sempre dalla stessa parte, nella passione infinita, ma gentile che dà un mazzo di rose tra le strade di Parigi.
Così moderno e così antico. Perché se da una parte Evro è il compagno di banco ironico e profondo che ho sognato di avere al liceo, dall’altra le sue frasi mi ricordano i pochi, ma fondamentali insegnamenti di mio nonno Riccardo.
C’era nelle sue parole da antifascista, c’è in quelle di Evro l’idea che sia giusto mettersi in ballo per un mondo migliore che è il fine ultimo della nostra esistenza da cittadini. Per mio nonno il nemico da combattere era l’ignominia nazista, per Evro i mali di oggi: l’arroganza di certi imprenditori, la furbizia di molti politici, la violenza sui bambini e sulle donne di tanti orchi che vivono, impuniti, nelle nostre case. Ma Evro, che è uno scrittore che sa il fatto suo, non si perde in prediche e predicozze che rischierebbero di allontanarci dalle sue righe. La sua prosa insegna, ma lo fa viaggiando leggera e veloce lungo la scia delle soffici nuvole rosa delle favole. Che, se vogliamo davvero voltare pagina, vanno lette ai nostri bambini, gli italiani che verranno domani e avranno il compito di inventarsi un Paese nuovo, simile a quello di Evro, della sua Lucina, dell’inventore Mikel e dei piccoli cavalieri di Jolandia.