Esco a fumare una sigaretta e mi passa accanto una fortuna, Mattia, che è biondo e coi ricci come un angelo, abita sopra la redazione ed è piccolo, ma non picciriddo minuscolo, già abbastanza grande per farsi un giretto in bicicletta per i fatti suoi.
Mi saluta e parte di corsa per andare ad abbracciare la sua mamma. Fa dieci metri al volo, poi le salta in braccio con un balzo e inizia a baciarle le guance e la fronte. E’ un attimo, ma pare un intero film. Finito, la lascia lì da sola e va per la sua strada, forse perché lo aspettano per fare un partitone di pallone al campetto dell’oratorio che sta proprio di fronte al nostro ufficio. L’immagine è bellissima, rallegra la serata, ma non è l’unica, lo scatto migliore è di un minuto dopo, quando Mattia si volta e incrocia lo sguardo di sua mamma.
Lì si ferma, gira di nuovo la testa e guarda l’amico che sta all’angolo. Mattia è in mezzo, esattamente a metà tra lui e lei. E’ un momento della vita, una scelta velocissima e al rallentatore come tante altre, e a me sembra di sentire battere il suo cuore, il tamburo che c’è tra i suoi pensieri. Gli escono i fumetti dal viso, dalle gambe e dalle mani, li leggo tutti in fila perché ne ha intorno mille e sono belli grossi. Raccontano qualcosa di gigante, l’amore che è per sempre, la prima cosa bella.
Mattia non ci pensa, ignora il suo amico, si gira di scatto e fa al contrario la strada fatta prima, stavolta a cento all’ora. Sono sette passi, pare un corridore, gli ultimi tre li fa saltando a piedi uniti, uguale uguale a un campione delle Olimpiadi. E di nuovo è attaccato alla sua mamma, stretto stretto, meraviglioso, in quel modo fortissimo, per non lasciarla più.
Questo è accaduto ieri intorno alle otto e mezza di sera a Bergamo, più o meno al numero ventisette di Piazzale San Paolo.
Dieci minuti prima ero convinto che avrei passato la mia solita oretta d’aria a scrivere due minchiate sul referendum sulla cannabis, da sostenere perché farà davvero bene a tutti, tranne ai cattivissimi selvaggi che comandano le cosche. Ma poi mi sono accorto che volevo raccontare qualcosa che per me è molto più importante.
Matteo Bonfanti
Ovviamente la foto è tratta da internet. L’avessi fatta, mi sarei perso gran parte del momento