Un esordio amaro, un 2-2 che complica l’appuntamento di giovedi prossimo all’Asim Ferhatovic di Sarajevo, una città dal destino crudele. Per un’ora abbondante il confronto tra nerazzurri e bosniaci non ha avuto né storia né complicazioni. Il comodo 2-0 al termine del primo tempo era perfino un risultato risicato per la mole di gioco messa in atto dall’Atalanta perché, oltre i gol di Toloi e di Mancini, la squadra aveva costruito almeno altre quattro palle-gol senza che i bosniaci mai riuscissero ad impensierire Berisha ma di questi tempi è pericoloso distrarsi. Proprio due errori difensivi hanno castigato l’Atalanta, fino al 22′ del secondo tempo il Sarajevo era rimasto chiuso nella sua tana a difendersi dagli incessanti attacchi dei nerazzurri che di dimostravano pronti e lesti ad infilarsi nell’area di Pavlovic. Poi in cinque minuti la formazione di Musemic ha riacciuffato il pareggio in modo imprevedibile. Due casuali inserimenti hanno propiziato il pari. Da quel momento l’Atalanta è crollata, non è riuscita a riorganizzarsi per l’assalto finale, causa stanchezza e una certa confusione tattica. Sì, è vero Gasperini ha schierato, durante l’assalto finale quattro attaccanti (Gomez, Barrow, Zapata e Tumminello) ma spunti e invenzioni offensive sono mancati con la difesa bosniaca che si difendeva a denti stretti ma con un certo ordine, cosa che non aveva mai fatto prima. Quando si ha l’urgenza di fare gol bisogna essere lucidi e spietati, doti mancate all’Atalanta in questa fase finale. Del resto dopo solo una ventina di giorni di preparazione non si può pretendere di più. Ma l’Atalanta deve recriminare con se stessa per la quantità di occasioni sprecate quando stava vincendo. Il 2-0 di Toloi e Mancini, poi altrettanto decisivi in compagnia di Berisha, negli errori che hanno creato i gol di Handzic e Sisic, era arrivato facile. Quando i nerazzurri attaccavano nell’area bosniaca succedeva di tutto con i difensori impacciati, lenti sempre sopraffatti dai nostri, l’unico resistente il portiere Pavlovic, protagonista di almeno tre salvataggi decisivi. Alla fine l’Atalanta ha pagato caro la sua mancata concretezza, in verità è successo parecchie volte e un 5-2 finale non sarebbe stato uno scandalo, anzi. Eppure la qualificazione è ancora alla portata perché il divario fra le due squadre è enorme ma sono vietatissime le distrazioni anche perché il clima sarà infuocato, è bastato verificare quello che hanno combinato i fans del Sarajevo durante la partita. Una settimana per trovare certezze. In porta Berisha ha passato gran parte del tempo a guardare i compagni, poi sui gol incertezze pericolose (esco, non esco?), Masiello, Mancini e Toloi decisivi sia sui gol realizzati che su quelli presi, tutti e tre poco attenti su Handzic e Sisic, in crescita Gosens sulla sinistra, ha anche sfiorato il 3-0, dall’altra parte disastroso D’Alessandro, Hateboer male nel primo tempo, più efficace nella ripresa, in mezzo il solito De Roon e un sorprendente Pessina, anche se sul primo gol ha perso il contrasto con Adukor. Gomez di tutto e di più, sicuramente il migliore, gli è mancato solo il gol, Barrow, troppi svolazzi e poca concretezza, poi Zapata volonteroso ma ancora a fiato corto. Per Sarajevo c’è urgente bisogno di Ilicic e Frueler in attesa di Pasalic. L’Atalanta deve provarci. Ahi, ahi i ritardi sul mercato.
Giacomo Mayer