“Mi sono fatto tatuare la Sicilia sul petto perché l’ho nel cuore. Là mi hanno salvato la vita”. Ettore Consonni s’era “addormentato” da preparatore dei portieri dell’Azzano FG, con la Promozione saltata per lockdown come tutto il calcio regionale, dilettantistico e giovanile, per risvegliarsi il 6 aprile all’Ospedale Civico di Palermo dopo 23 giorni in terapia intensiva: “Sentendo l’accento siciliano pensavo a medici emigrati da noi, invece ero a Palermo. Mi sono tatuato la Sicilia per ricordare chi mi ha curato”, ha ricordato Consonni, 61 anni, nel fotoservizio (vedi QUI) di Repubblica.

Portato nel capoluogo dell’Isola da un aereo militare quando qui i posti letto erano esauriti, l’ex allenatore dei numeri 1 della Stezzanese promossa in Eccellenza nel 2017 e poi cancellata dalla mappa del pallone nostrano, suocero di un altro grande guardiano dei pali e istruttore come Dimitri Scanacapra, ha fatto i nomi dei suoi salvatori: “I primari di malattie infettive e rianimazione Francesco Di Lorenzo e Vincenzo Mazzarese hanno fatto di tutto per me insieme al loro staff, e il tatuatore ha la mamma e i nonni siciliani. Non mi ha fatto pagare…”. Un regalo graditissimo da Kino Electric Tattoo, in centro a Bergamo.