Niente di nuovo alla luce del sole. Il futuro del calcio dilettanti, salvo poche e discutibili eccezioni, rimane un rebus intricatissimo. Quando si ripartirà? In che modo? Con quali aiuti nei confronti delle squadre? Tanti gli interrogativi a cui non è ancora possibile associare una risposta. Su questo tema è molto lucida l’analisi di Nicola Adami, capitano della Falco Albino (formazione di Prima Categoria): “Il calcio mi è mancato molto in questo anno e mi sta mancando tantissimo anche in questo periodo dove siamo costretti a guardare quei pochi che giocano: tutte le sensazioni, tutti i momenti dal pre al post partita, lo spogliatoio, il gruppo e soprattutto la condivisione di tutto ciò. Manca tutta la quotidianità che ruota attorno al calcio. La passione però non muore mai, anche l’unico modo per tenerla attiva è guardare le competizioni in TV… L’unica valvola di sfogo l’ho trovata uscendo a correre un paio di volte alla settimane e praticando qualche altro sport individuale concesso dai DPCM”. Idee chiare sul fronte Eccellenza e Serie D: “Nel primo caso penso che sia un azzardo. La situazione è ancora instabile e per una maggiore sicurezza sarebbe meglio non si giocasse nelle categorie non professionistiche. In D invece va fatto un discorso differente: è il campionato più facoltoso e le società hanno una solidità economica che gli permette di sostenere i costi anche e soprattutto in queste condizioni di emergenza. Se giocassi in una di queste due categorie la mia linea di pensiero non muterebbe: eviterei ogni tipo di competizione per salvaguardare calciatori e le rispettive famiglie. In questi mesi di stop sicuramente ho sentito la mancanza di tutto e di tutti coloro che fanno parte della famiglia Falco Albino. Ovviamente è bello mantenere il contatto anche se non più giornalmente con dirigenti e compagni, ma sono sicuro che la prima volta che ci ritroveremo in campo sarà come se non avessimo mai smesso”.
Michael Di Chiaro