Prendiamo spunto dal programma elettorale di Norma Gimondi per alcune personali considerazioni. “Restituire alle società, ai comitati provinciali e regionali il ruolo che meritano di ricoprire, ricreare uno spirito di squadra”: queste in estrema sintesi le linee guida del suo programma rispetto alla Federazione Ciclistica al cui vertice ha posto la propria candidatura in vista delle elezioni di sabato 14 gennaio prossimo e riferite al quadriennio 2017-2020.

Un programma ovviamente ben più ricco ed articolato ma che ha come linee guida proprio il concetto espresso più sopra: il rispetto per chi opera alla base, l’ascoltarne finalmente le istanze, il procedere in sinergia, esattamente quello che non si è verificato soprattutto negli ultimi anni caratterizzati da una gestione federale sempre più verticistica, fatta per lo più di “delibere presidenziali”, di disposizioni calate dall’alto, spesso suggerite da funzionari lontanissimi dalla realtà di tutti i giorni, poco consapevoli dei pesanti sacrifici  di chi il ciclismo lo gestisce alla base, in particolare rispetto – ma non solo – al settore giovanile, quello che primo fra tutti deve garantire il futuro di ogni federazione, non solo quella ciclistica, e che appunto altrove gode di ben altra considerazione.

Inesistenti ormai i “consigli di presidenza”, lontanissime nel tempo le “assemblee di metà mandato”, aboliti i verbali di consiglio che un tempo venivano trasmessi alla base consentendo oltre che una migliore conoscenza delle decisioni prese e delle relative motivazioni anche una valutazione dell’operato di coloro che vi avevano preso parte condividendole o meno. Una forma di rispetto insomma che anche durante la tanto vituperata gestione Ceruti non era mai venuta meno, ma anche la possibilità per la base di valutare idee ed impegno di chi a suo tempo aveva votato a rappresentarla. Ora niente, più nulla!

Ma tornando a quel settore giovanile che dovrebbe stare a cuore a tutti quei dirigenti per i quali il ciclismo non chiude con la fine del loro mandato è particolarmente significativo – che se ne siano finalmente resi conto anche ai piani alti? – quanto affermato dalla vice-presidente federale Daniela Isetti in un recente incontro con il ciclismo  friulano ad Udine dove ha parlato di “nuove figure tecnico-promozionali che dovranno affiancare l’operato delle società” e di “continuo impegno nel mondo della scuola” dimenticandosi forse, o nemmeno sapendo, che da anni esistevano i “centri d’avviamento al ciclismo giovanile” nati appunto per collaborare con le società ed immediatamente dimenticati dall’ultima commissione giovanile la quale ha anche di fatto cancellato quel progetto “Pinocchio in bicicletta” che già al primo anno aveva consentito contatti nelle scuole con oltre 36.000 bambini. E questo sarebbe fare promozione? E la botta all’ingiù data al Meeting con strampalate norme quali il divieto di premiare anche con una modesta coppetta i bambini e che lo ha precipitato in una stagione dagli oltre tremila partecipanti di Isola della Scala addirittura a dimezzarsi  l’anno successivo a Costa Masnaga e negli anni seguenti? E i tanti altri lacci e lacciuoli messi all’attività giovanile e nati spesso non da chi  la vive quotidianamente sulla strada accanto ai ragazzini ma dalla scrivania di qualche brillante funzionario romano….

Daniela è una che  il ciclismo l’ha vissuto in prima persona, che viene da una terra dove il nostro sport ha un senso, non può accontentarsi oggi di farsi solo fotografare a tutte le premiazioni…..Da lei e dagli altri colleghi , se mai saranno rieletti, ci si dovrà aspettare di più e di meglio.

Ma promozione significa anche star vicini alle società aiutandole per quanto possibile in tutte le loro esigenze quali ad esempio stipulare accordi con aziende produttrici per reperire biciclette e più in generale materiali per i giovanissimi a prezzi favorevoli (altra iniziativa cui l’ultima commissione non ha saputo dare un seguito) oppure in termini di “multidisciplinarietà” collaborare fattivamente con quei centri dove le nuove specialità – BMX in primo luogo – vengono affrontati in modo serio così come i centri pista presso i quali andrebbero istituite o incrementate delle scuole d’avviamento per i più giovani sul modello ad esempio di Dalmine – ma non solo  – dove funzionano da tempo quasi esclusivamente per iniziativa locale, senza particolari aiuti dall’alto.

Ed ancora ,in termini più generali, la promozione in senso lato prendendo spunto in questo da altre federazioni sotto questo aspetto già molto più avanti. “Federazione Ciclistica Italiana” è pur sempre un eccellente biglietto da visita, perché non spenderlo adeguatamente nella ricerca di sponsorizzazioni appoggiandosi ad agenzie specializzate che lo sappiano utilizzare al meglio anziché affidarsi ad un modestissimo ufficio interno che ad oggi grandi risultati pare proprio non ne abbia saputi ottenere?

Ed ancora, i debiti da coprire: un problema lasciato dalla precedente gestione, è vero, ma da allora sono passati ormai dodici anni e pare che nulla sia cambiato,il leit motiv è sempre lo stesso. La prossima gestione troverà né più né meno gli stessi problemi, non vale quindi la pena di provare almeno a cambiare qualcosa?

Adriano Arioli