Per tutti era il Giusy, il loro Giusy. Uomo intelligente, padrone di un’infinita cultura del fare e del sapere, una persona estremamente disponibile, membro attivo della comunità, una persona su cui potevi sempre contare. Un cittadino attivo, attivissimo per il suo paese, tanto da mettere la sua particolarissima firma in tantissime attività, dal calcio alla banda, passando per l’amministrazione comunale e per il Comitato San Rocco. Memoria storica del suo territorio, Giuseppe Pesenti, fondatore dell’Us Fornovo e presidente della società per parecchi anni, se n’è andato nella giornata di mercoledì, stroncato dal coronavirus. Solo tre giorni sono bastati a questo terribile male del nostro tempo per portarsi via il Giusy che avrebbe compiuto 70 anni quest’anno. Al famigerato traguardo, purtroppo, non c’è arrivato. Chissà se ce l’avesse fatta: il paese avrebbe saputo certamente festeggiare a dovere una persona che ha rappresentato davvero molto. Avrebbero organizzato una grande festa per il loro amato Giusy, perché lui la meritava tutta. E non solo per il suo animo buono e per il suo cuore grande, ma anche per il suo altruismo, per il suo essere una persona perbene, sempre attenta ai bisogni degli altri, impegnato in prima linea laddove ce ne fosse bisogno. Lui era così, in una parola, speciale. E la gente che ha avuto la fortuna di conoscerlo gli voleva bene, tanto bene, sia per i suoi mille pregi, che per i lati più spigolosi del suo carattere. Era un volitivo, determinato, passionale in ogni cosa facesse, ma anche testardo, coerente e trasparente nella sua integrità morale e intellettuale. Sapeva ascoltare, ascoltava tutti, ma se era convinto di una decisione, di una scelta da prendere per il bene del paese, della società sportiva, della banda o di molto altro altro ancora, nessuno era in grado di smuoverlo. Fermo e deciso, tirava dritto per la sua strada. Aveva le idee ben chiare, anche perché il paese era praticamente cresciuto insieme a lui e del suo paese, il Giusy, si ricordava praticamente tutto.
“Quando ieri mi hanno comunicato la notizia – racconta Fabio Carminati, vice sindaco di Fornovo -, ho spento il telefono per due ore. Non è da me fare una cosa del genere, soprattutto per i miei impegni lavorativi e anche per quelli comunali. Ma non me la sentivo di rispondere a qualcuno, volevo stare da solo. Con il Giusy se n’è andata anche una parte di me, una parte della mia forza. Mi sono sentito più debole”. Del resto Carminati, 32 anni, imprenditore, ma impegnato in politica fin dall’età di 17 anni, con il suo Giuseppe ha sempre avuto un rapporto speciale. Fin da quel terribile incidente in motorino, fatto quando aveva solo 14 anni, che lo ha costretto sulla sedia a rotelle: “Giuseppe mi ha accompagnato nella vita, mi è stato vicino anche e soprattutto nei momenti più bui della mia vita. Mi ha sempre seguito, da vicino e da lontano. Mi ha sempre fatto sentire il suo affetto, sia quando la vita mi ha messo a dura prova che nella mia esperienza politica. Per me è stato un grande amico e il perfetto consigliere che potessi avere”. Perché Giuseppe era così, indaffarato in mille cose e mille attività, ma con un pensiero sempre rivolto agli altri: “Era un uomo estremamente intelligente, che ha speso la sua vita per la sua famiglia, per la moglie Maria e per i figli Johnny e Cesare, e per la sua impresa idraulica. Ma che ha anche ritagliato tanti momenti per la comunità: 50 anni fa ha fondato la nostra società calcistica, ha ricoperto il ruolo di presidente, oggi in mano a Giancarlo Bramati, poi di vice presidente e infine di consigliere. Non si è mai allontanato dallo sport, gli piaceva stare in mezzo alla gente, soprattutto ai giovani. Il calcio gli piaceva e aveva un’attenzione particolare per i ragazzi; ci teneva molto che si avvicinassero allo sport, al di là dei risultati sportivi. Era un amante della musica, infatti ha fatto parte per tantissimi anni del Consiglio di Amministrazione della Banda del paese e ne è sempre stato un membro. Suonava il trombone e, anche in questo settore, si è prodigato moltissimo perché i ragazzi si avvicinasse a questa realtà”. Pesenti trovava anche il tempo per fare volontariato: “Faceva parte del Comitato San Rocco, un’istituzione che raggruppa i comitati delle varie associazioni del paese e si occupa di organizzare eventi per grandi e piccoli durante l’anno. Faceva anche il cuoco per il comitato e per il gruppo sportivo quando si organizzavano le feste al campo. Distribuiva i panettoni agli anziani e ha concorso a fondare la lista civica “Insieme per Fornovo” della quale sono vice sindaco. Era il mio braccio destro, era uno dei membri della commissione edilizia e lavori pubblici, oltre che la memoria storica del paese. Se avevo bisogno di un consiglio, di un parere, andavo sempre da lui perché ero certo che la sua competenza, la sua professionalità e soprattutto il suo senso civico mi avrebbero permesso di trovare la soluzione migliore al problema, quella più giusta per il bene del paese”.
Il Giusy era un grande, per tutti, ed era impossibile non volergli bene, anche solo per quel bellissimo sorriso che aveva sempre stampato in faccia, come ricorda Nicolas Tonoli sulla sua pagina Facebook: “Giusy, non mi sembra vero e non riesco a crederci. Te ne sei andato in punta di piedi, lasciando un vuoto. Era difficile non volerti bene, il sorriso sempre stampato sul volto. Fin da quando iniziai a tirare i primi calci a quel pallone, su quel campo che tu tanto amavi, hai sempre saputo rassicurarmi e mi hai voluto un bene dell’anima. Ogni volta che mi vedevi, mi dicevi: “Te bel fiöl”. Mi mancherai tantissimo, grazie di tutto!”.
Giuseppe era una risorsa per la comunità, per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e incontrarlo, una perla rara in un mondo di perle finte. Ma, nonostante questo, non amava mai stare al centro dell’attenzione; al contrario, era più propenso a lasciare il palcoscenico agli altri. Tanto è vero che, quando se ne è andato, lo ha fatto in sordina, velocemente, quasi senza che nessuno se ne accorgesse, senza avere il tempo di chiedere il perché di capire e di realizzare. Ha lasciato solo il tempo di piangerlo, infinitamente e lungamente.
Monica Pagani