Un quarto di secolo senza Federico Pisani e la sua metà, Alessandra Midali. Un legame con Bergamo che andava, va e andrà sempre oltre l’Atalanta, 7 palloni nel sacco in 71 partite tra Giorgi, Lippi e Mondonico con quello stile inimitabile, accelerazioni e mirino sgombro da pensieri. Anche nel ricordo dei due saliti in Cielo troppo presto, per colpa di quello schianto contro il pilone della Milano-Laghi alle 2 del mattino del 12 febbraio 1997, Martedì Grasso, i nerazzurri nel barrage Champions per il quarto posto di domenica sera contro la Juventus devono gettare il cuore oltre l’ostacolo.

L’intestatario-dedicatario della Curva Nord del Gewiss Stadium avrà ovviamente coreografie e onori seduta stante, la solita dedica dall’altoparlante, il video delle sue prodezze proiettato sul tabellone della Curva Sud Morosini. Ai bianconeri non ha mai segnato direttamente Chicco da Capannori, classe di ferro 1974 (25 luglio il compleanno), cresciuto nella società satellite del Margine Coperta, sepolto nel cimitero di Poggio di Camporgiano come ha voluto la nonna, aletta o seconda punta che partiva dal lato, preferibilmente il sinistro, per convergere inventandosi sempre qualcosa. Però, a ben guardare, l’assist per il matchball nel supplementare di Fabio Gallo per eliminarla dalla Coppa Italia quella magica serata del 25 ottobre 1995 fu suo. Un’apertura di gioco, niente più, dritta sul piede dell’Architetto per una cannonata nel sette. Serve uno spirito alla Pisani (scudetto e Viareggio Cuo nel ’93 in Primavera con Cesare Prandelli), leggero e leggiadro, per risalire la china prendendo lo slancio dalla supersfida dei sogni.