Lo chiamano il “Pistolero”, soprannome azzeccato per Krzysztof Piatek che ha trafitto l’Atalanta lasciandole solo scampoli d’illusioni momentanee quando ha conquistato l’effimero vantaggio con Freuler. E chi ha inflitto all’Atalanta l’ultima sconfitta? Questo satanasso di centravanti polacco, lì ne fioriscono in quantità industriale, che fino alla scorsa estate nessuno conosceva. Era il 22 dicembre e vestiva la maglia del Genoa. Amen, sarà per un’altra volta, ma i sogni non si spengono per una sconfitta seppur bruciante. Si può e si deve continuare. L’Atalanta è caduta dopo un primo tempo quasi perfetto fino a pochi secondi dal riposo, nel secondo tempo non ha retto alla concretezza dei rossoneri, solidi e ed efficaci che, con tre tiri sotto porta, hanno vinto.  Se nella prima parte la prestazione dei nerazzurri  è stata inappuntabile, nella ripresa la squadra ha patito fin troppo i colpi micidiali, nati anche da vistosi regali (Haterboer che rinvia sui piedi di Calhanoglu, Berisha che fallisce l’uscita volante su Piatek). In sei minuti (al 10’ 1-2, al 16’ 1-3) non c’è stato il tempo di riorganizzarsi, il Milan ha confermato la sua ferrea difesa, Gasperini ha provato ad inserire il giovane Kulusevski per un Gomez non convinto di abbandonare il campo. Una mossa magari azzardata che non ha dato la scossa. Si diceva che il risultato finale non avrebbe spostato le aspirazioni in vista del verdetto finale. E’ vero, intanto l’Atalanta si ferma per un giro in attesa del prossimo match col Toro, sabato pomeriggio, e il Milan vola e si avvicina ai frastornati cugini interisti. All’orizzonte la partita col Toro sabato pomeriggio, quindi il doppio confronto con la Fiorentina, a Firenze in Coppa Italia, a Bergamo in campionato.

La partita di ieri. Solo una variazione nella formazione nerazzurra, Djimsiti per Mancini, nel Milan tutti confermati. All’inizio quasi una partita a scacchi con marcature vis à vis secondo previsioni tattiche. Subito i duelli ma anche le triangolazioni quando i nerazzurri attaccano. A sinistra Castagne collabora con Palomino nel controllare a vista d’occhio Suso e, in pratica, lasciando spazio agli inserimenti di Calabria, e qui s’intrufola Kessie che da destra spaventa gli atalantini ma il suo tiro finisce sopra e poi con un colpo di testa fallisce una facile occasione all’inizio di partita. I nerazzurri si distinguono nel palleggio e nella costruzione mentre il Milan arretra e non concede spazi ma a destra l’asse Hateboer-Ilicic è in continua evoluzione, da quella parte nascono i pericoli per il Diavolo. Gattuso muove le sue pedine, Kessie e Paqueta si scambiano il campo tanto per creare confusione ai nostri che, invece, non si fanno incantare e giocano da par loro. E soprattutto in difesa Djimsiti non si lascia mai scappare Piatek, Palomino e Toloi legano a doppio filo di ferro Calhanoglu e Suso, intanto Gomez, pestato duro da Bakayoko, patisce la possanza fisica del francese, magari lento ma sempre al posto giusto. Il gol del vantaggio nasce a destra dove Ilicic mette a sedere Rodriguez e appoggia a Freuler che dal dischetto trafigge Donnarumma non impeccabile nella circostanza. Il Milan accusa il colpo ma non si sfalda mentre l’Atalanta non riesce a sfruttare il momento, così succede che a pochi secondi dal termine arrivi  il pari con una gran giocata di Piatek, su cross di Rodriguez, che anticipa Djimsiti e fulmina Berisha. Nulla da dire. Nella  ripresa la partita prende una brutta  piega per i nerazzurri quando Hateboer rinvia sui piedi di Calhanoglu che, da sinistra, fulmina Berisha. Ed ecco la sorpresa: fuori Gomez e al suo posto Kulusevski. Poi il colpo del kappao col solito Piatek che di testa supera Berisha che sbaglia il tempo dell’uscita su calcio d’angolo.  Atalanta sfiduciata, Milan sicuro di sé. Finisce tra gli applausi per i giocatori e per Gasperini.  Il campionato continua.

Giacomo Mayer

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