Sempre di più, ad ogni capitolo di questo mio libro, “Mirabili vite”, quindici biografie che meriterebbero ognuna un film vecchio della Fox, capisco un po’ di più di me e della terra che ho scelto per vivere, Bergamo e i suoi dintorni. Mercoledì sono stato all’Utensili Fratelli Magoni di Ranica, da Gabriele, un bel tipo, per saperne nel dettaglio e con precisione la storia di povertà e di riscatto, insomma l’incredibile buona sorte. All’inizio nella sala riunioni eravamo io e lui, poco dopo è arrivata Roberta, una ragazza sorridente, da vent’anni il suo braccio destro, quindi si è aggiunta la moglie, Nadia, una donna super, che da sempre gli tiene la contabilità, infine è venuta a salutarci la figlia, Barbara, simpatica e ironica, sua socia nella Cantor Air, scuola che a Nembro insegna a volare a decine di piloti. Via via ho conosciuto altri Magoni, che erano suoi fratelli e suoi nipoti, tutti i dipendenti, e tre o quattro fornitori. Ognuno mi ha aggiunto un episodio vissuto col Gabri, “che aiuta chiunque”, basti pensare alle squadre di calcio, di volley e di ciclismo che sponsorizza e ai piloti e ai tennisti che sostiene. Sono stato lì tre ore, poi sono andato, felice, sia per questa cosa che non sapevo che è Selvino, un paese che, per chi ci è nato, è una sorta di partito politico tanta è l’appartenenza, e poi per l’ennesima prova dell’idea che hanno della fortuna parecchi bergamaschi, “da smezzare, perché, se si ha da mangiare, il resto avanza e va diviso con chi ti è vicino”.
Matteo Bonfanti