L’Atalanta, dopo quattro giornate di campionato, è al terz’ultimo posto, quindi piena zona retrocessione, ha collezionato una vittoria e tre sconfitte (due fuori casa) realizzando sei gol e subendone dieci, vale a dire la peggior difesa del campionato. Queste le cifre alla vigilia del confronto casalingo col Palermo, in programma mercoledì sera al Comunale. Dati da brividi. Chiariamo subito eventuali equivoci: dopo quattro partire non può e non deve essere messo in dubbio l’allenatore Gasperini.  In Italia la pratica dell’esonero è sempre stata una scorciatoia pericolosa. Per ottenere risultati è bisogna lasciar lavorare in santa pace il tecnico torinese. Anche perché in estate il suo approdo all’Atalanta ha avuto il significato di una autentica rivoluzione calcistica. Il suo credo, i suoi metodi, le sue scelte sono completamente diversi dagli allenatori che lo hanno preceduto sulla panchina nerazzurra. Quindi deve avere tempo. Premessa indispensabile per continuare il discorso. Però, adesso, deve operare delle scelte senza incertezze. E poi avanti. L’analisi della partita di Cagliari conferma di una squadra senza capo né coda, in balìa degli eventi, incapace di reagire e, soprattutto, di ribaltare un risultato che fino alla fine del primo tempo era alla portata, benché gioco e determinazione latitassero.  Eppure questo avvio di campionato fa sorgere il dubbio che Gasperini non sia convinto fino in fondo delle capacità tattiche della “rosa”  a disposizione. Troppi cambi, troppi rovesci di modulo, troppe incertezze sullo schieramento definitivo. E, all’opposto, l’impressione più accreditata è che gli stessi giocatori non riescano ad adattarsi ai dettami del loro allenatore. Così può sembrare  che le scelte di mercato non siano state all’unisono con quel che voleva o desiderava l’allenatore. A parte qualche eccezione.
Subito dubbi su Sportiello tant’è vero che all’ultimo si è cercato di cederlo e sostituirlo poi con Berisha, il migliore in campo a Cagliari. Creando così un dualismo deleterio e il possibile deprezzamento. Difesa a tre rinnegata durante l’andamento delle partite. Col Torino Maisello è stato il migliore, a Cagliari tra i peggiori insieme a Zukanovic che continua a non convincere. E anche Toloi non sembra un fulmine di guerra e nell’impostazione del gioco da dietro è alquanto latitante. Per fortuna c’è Konko. Sugli esterni Conti sembra in fase d’una paura regressione, non spinge e in difesa è in ritardo (vedasi gol di Sau), D’Alessandro per fortuna è una certezza ma spesso deve correre i cento metri piani, un po’ troppo. In attesa di Dramè e Spinazzola. A centrocampo fino ad oggi ha convinto solo Kessiè. Carmona e Kurtic una delusione e, soprattutto, troppa confusione tattica. Grassi sta ritrovando solo adesso il ritmo partita. In attacco se Gomez non si inventa qualche giocata delle sue è notte fonda. E’ ormai un caso grave Alberto Paloschi.  In mezzo all’area solo, sperduto, spaurito e sempre attorniato da due o tre difensori avversari. Si sapeva che non era una prima punta, ha sempre giocato con un compagno al suo fianco. Insomma urge un sostegno adeguato.  Quando domenica  a Radio Rai Gasperini ha detto che il rigorista di giornata era Kessiè, siamo trasecolati. Perché neanche più all’oratorio succedono queste pantomime.
Giacomo Mayer

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