di Simone Fornoni
Precedenti fino al Consiglio di Stato a stadio ormai alienato e di proprietà del più forte, astio reciproco e retropensieri in tema Federico Peluso soffiato a metà stagione e sostanziale lettera di sfratto quando ancora si era in condivisione del contratto di servizio del Comune di Bergamo? Da sotterrare tra i brutti ricordi. Perché l’Atalanta, causa probabilissima perdita dell’originale come paventato e preannunciato da un Gian Piero Gasperini dubbioso di potersi riconfermare se le partenze saranno troppe e troppo ingombranti, ha bisogno del nuovo Ademola Lookman e l’AlbinoLeffe, che ce l’ha in casa, necessita di venderlo al miglior offerente. E meglio dei cugini ricchi sfondati con lo Zio d’America a metterci i ghei, per i cugini poveri blucelesti, in giro non si trova. Così come a Zingonia, uno più promettente, da uno contro uno ma dalla capacità di lavoro e dall’utilità al servizio della squadra a trecentosessanta gradi come Mohamed Alì Zoma, altrove non lo potrà mai pescare. Se non affidandosi all’usato sicuro da big, che però richiederebbe il solito investimento cospicuo.
Conta poco che te l’abbia messa in regular season e ai playoff. Il ragazzo, del 2003, è pronto al grande salto senza passare dalla cadetteria. Se era rodato per farlo il compagno di mille avventure Issa Doumbia per finire in una A bassa, al Venezia, l’estate scorsa, figuriamoci Momo. Giocatori molto diversi, certo, perché da una mezzala muscolare che spesso anticipa anche il pallone oltre agli avversari a un’ala-seconda punta-fantasista factotum ce ne corre, ma mica solo per quello. Il burkinabé dal lato materno, sangue paterno ivoriano ma tricolore dalla testa ai piedi, quindi un elemento nostrano e non d’importazione, è un inno al calumet della pace e al seppellimento dell’ascia di guerra in nome della convenienza di ambo le controparti. I litiganti, se e quando usano la testa per trarre vantaggio l’uno dai bisogni dell’altro, possono arrivare facilmente a capire che i soldi in cambio di talento e voglia di spaccare il mondo possono superare anche l’ostacolo di una lista d’incomprensioni e frizioni lunga i sei chilometri che separano Zanica dal Centro Sportivo Bortolotti.
Un tragitto che il grande Momo, che del nigeriano di Londra ha perfino il fisico, anzi pur essendo più leggero è anche più largo di cassetta, non può in cuor suo non sognare di percorrere. Un passo naturale, quasi obbligato, per uno che tra numeri e tutto il resto, come ha sempre ricordato il suo attuale allenatore Giovanni Lopez, è un lusso che la Bluceleste s’è goduto pur sapendo che calcisticamente appartiene ad altri mondi. Che il ragazzo abbia qualcosa di speciale, è una conclusione a cui anche un osservatore disattento e non troppo addentro l’universo del pallone può giungere senza particolari sforzi. Perché è un satanasso in contropiede e a spazi aperti, quanto gli ti s’incolli ti chiama la profondità e col piffero che lo becchi, e soprattutto ha una competitività congenita alla Michael Jordan, cioè l’idea di spingere sempre al di là dei limiti per ansia di superamento umano, per farcela, per arrivare. C’è una Dea che secondo il Gasp rischia di perdere l’Olimpo, perché gli obiettivi sono una cosa e l’andirivieni di giocatori tutt’altro. Ma a poca distanza c’è anche la controfigura al tuo elemento più prezioso, figlio della stessa Africa di cui il pezzo pregiato della gioielleria è massimo esponente con la sfera a ottagoni tra i piedi. Basta con gli scazzi, è ora di guardare avanti. E di dare una chance a chi ce l’ha nel sangue. Ah, dimenticavamo: contratto in scadenza il 30 giugno 2026, come Mola. A buon intenditor…