C’erano i giocatori del presente e del passato al compleanno dell’Atalanta. In videomessaggio e live, Claudio Paul Caniggia: “Dall’Argentina vi dico che l’Atalanta è stata la mia seconda casa e sono sempre stato accolto in modo spettacolare dai tifosi. Ho sempre nel cuore il coro che mi state ripetendo adesso, quello in cui vi riportavo in Europa… Con l’Inter ai quarti di Coppa UEFA nel 1991 ha ragione Luigino Pasciullo, niente fallo, la punizione poi segnata da Matthäus non c’era. E protestammo per rigori non dati…”.
Il momento commozione, tra le maglie storiche e il monumento svelato al trionfo di Dublino del 22 maggio 2024, è stato preceduto da apparizione e breve saluto dei nerazzurri che hanno percorso le strade della storia anche dalla serie C e fino alle soglie di Coppa delle Coppe e Coppa UEFA, ben prima degli exploit attuali. Il baffo bianco di Gabriele Andena, titolare ai tempi dell’attuale vertice societario in difesa e agli Spareggi del Settantasette. Luca Ariatti, Gianpaolo Bellini, Davide Bombardini, Valter Bonacina, Marco Sgrò e Roberto Donadoni che in balconata in Sud non c’erano già più, Alex Calderoni, Giancarlo Finardi, Giorgio Frezzolini, Mimmo Gentile, Marino Magrin, Adelio Moro capocannoniere a dieci della promozione del Settanta, Giorgio Magnocavallo: “Con l’Inter al ritorno in A nel 1984 eravamo 43.424, adesso in ventitremila l’urlo si sente ancora di più. Il tifo di oggi vale quello di allora”.

E, ancora, Marco Pacione capocannoniere a quota quindici proprio del rientro al piano di sopra, la Bandera Massimo Carrera, Lele Messina, Giulio Migliaccio tra gli incitamenti “picchia per noi”, Claudio Rivalta, Giancarlo Snidaro tra gli eroi della doppia promozione dalla serie C1 in tre stagioni, Claudio Vertova lo stopper di Mosca, Fernando Tissone. Prima di loro, gloria anche per i due registi che hanno cantato le lodi del trionfo e del tifo che ha nostalgia di Claudio Bocia Galimberti, Beppe Manzi di “Atalanta. Una vita da Dea” e Andrea Zambelli di “A guardia di una fede”, con l’orgoglio di “essere bergamaschi che hanno lavorato con bergamaschi alla realizzazione di questi lavori che raccontano molto di noi”.

Su arriva fino allo staff odierno. Cristian Raimondi, per tutti CR77: “Una serata per i ragazzi, sperando di rivivere la Festa della Dea che manca a tutti e a me in particolare”. Un Ivan Juric più che laconico, perché c’è la partita con la Lazio da preparare: “Grazie del sostegno e forza Atalanta”. Berat Djimsiti, uno dei vice capitani: “Il vostro tifo è una spinta per noi che in campo daremo sempre tutto”.

Infine, la sorpresa ma non troppo. “Da parte mia ci sarà sempre riconoscenza per il presidente, i giocatori, i tifosi e la città di Bergamo. Mi avete regalato una vita felice”. Parola di Gian Piero Gasperini, allenatore della Roma, intervenuto con un videomessaggio registrato alla festa per il centodiciottesimo compleanno dell’Atalanta presso lo stadio di Bergamo con inaugurazione del monumento in marmo all’Europa League vinta l’anno scorso proprio con il tecnico piemontese in panchina.
“Avrei voluto essere lì di persona per ricordare quella grande serata, culmine di un percorso fantastico, qualcosa che ha reso l’Atalanta apprezzata nel mondo – ha aggiunto Gasp -. Spero che l’Atalanta possa vincere ancora per Bergamo. So che qualcuno mi rimprovera di essere andato via senza salutare, ma temevo che ogni parola potesse essere fraintesa e ho preferito lasciar parlare il tempo e i fatti”.

Prima del disvelamento del monumento di due metri per sessanta centimetri di basamento, commissionato a Nicola Trapattoni (“Guardandolo ci ricorderemo di chi non è più a gioire con noi di successi come questo. Il tifo ci dev’essere sempre e comunque. ‘Dedicata a chi l’ha sempre sognata e non ha potuto viverla’, come abbiamo scritto'” ) e Cristoforo Giorgi (maglie speciali numero 67 e 64, gli anni di nascita) grazie a una sottoscrizione dei gruppi organizzati di tifosi atalantini e posizionato su una fioriera sopraelevata davanti alla Curva Sud, anche la mostra di ben 421 maglie storiche all’ingresso sopraelevata. “Grazie a chi l’ha curata, significa avere a cuore la nostra storia”, ha affermato nel suo saluto l’amministratore delegato Luca Percassi. “La vera forza dell’Atalanta sono i tifosi”, ha osservato il presidente Antonio Percassi. È intervenuto anche il capitano Marten de Roon: “Ricordo la mia prima serata coi tifosi dieci anni fa alla Festa della Dea. L’affetto del pubblico è sempre lo stesso e stasera con questa statua festeggiamo il punto più alto della nostra storia”. Si.Fo.