50,5 milioni in cassa o quasi, divisi tra le voci polifoniche di un menù che ha decisamente il piatto forte nei ricavi in quota Champions League. I conti in tasca all’Atalanta li fanno tutti, specialmente quando si guarda al mercato di riparazione a gennaio (2-31 prossimi, giovedì via alle danze) come all’opportunità di irrobustirsi nel presente per le sfide su tre fronti (a metà del mese venturo comincia la Coppa Italia, dall’ottavo di Firenze) guardando al contempo anche al futuro. Stavolta a usare la lente d’ingrandimento sul portafoglio nerazzurro, bello pienotto come non lo è stato mai, è la Gazzetta dello Sport con un magazine di San Silvestro ad hoc. Risorse da investire ce ne sono, a prescindere dall’ultima plusvalenza sicura, quella legata al passaggio di cartellino alla Juventus di Dejan Kulusevski, destinato a quanto sembra a rimanere in prestito al Parma fino al termine dell’annata.

35 più 10 di bonus, nella fattispecie, ma non sono soldini pronti all’uso. Come non lo sarebbero i 15 dell’eventuale riscatto a giugno di Musa Barrow, prestito quasi certo al Bologna salvo contrordine. Le abitudini di casa parlano di entrate in quota giocatori spalmate su più esercizi, e a Zingonia il bilancio si chiude il 31 dicembre. I dindi ci sono comunque, vedi sopra. Adesso entriamo più nel dettaglio, usando la Rosea come fonte limpida a cui possano abbeverarsi anche i tifosi, sempre scettici quando si ragiona di ambizioni da corroborare coi saldi di mezza stagione. Mattia Caldara (25 di cartellino, 3 di stipendio, ma lì si tratta) può benissimo tornare alla base con qualunque formula, anche perché il Milan ha le mani sul ’99 Jean-Clair Todibo, il difensore del futuro, esplosivo e piccante come il pepe della Cayenna, suo luogo natìo in Guyana francese. 

La qualificazione agli ottavi nella regina delle coppe continentali è valsa da sola 15,3 milioncini, i risultati 6,8. Il turno eliminatorio raggiunto l’11 dicembre a Kharkiv contro lo Shakhtar, da solo, ha fruttato 9,5, il ranking storico 3,3, il market pool considerando il valore “televisivo” di tutte le italiane in lizza 5,6 (minimo garantito grazie agli ottavi centrati). Poi c’è il market pool del campionato, 5,1 anche lì e come rinunciarci? Gli incassi da stadio (San Siro, nella fattispecie), ammontano invece a 4,9 teorici, perché la Gazzetta prende in considerazione la stima del milione e mezzo incassabile dalla partita d’andata col Valencia. Da sfregarsi le mani per la soddisfazione, col segno degli euro impresso nelle pupille e all’orizzonte di un modello che funziona benissimo a pelo d’erba e vende anche meglio fuori, mentre le dita dei giocatori si ricoprono coi guanti per difendersi dal freddo delle ultime due sessioni al Centro Sportivo Bortolotti: dopo lunedì pomeriggio, un martedì mattina a porte aperte e ci si ritrova giovedì 2 gennaio per un doppio in vista del Parma (lunedì 6, ore 15, Gewiss Stadium) in cui ci sarà l’ex di turno sulla bocca di tutti. 

Il totale supera il mezzo centinaio di milioni, vedi premessa. Con queste cifre, i lettori più critici ci (mi) perdoneranno, pensare alla finestra invernale sporgendo il braccino e basta, limitandosi ad affari di secondo o terzo piano, sarebbe un delitto. Fine della predica. Un Caldara, visto l’effetto domino di Todibo, vista la corte spietata che i Percassi gli stanno facendo seppur con molta discrezione, va afferrato presto senza pensarci su due volte. Quanto al vice di Josip Ilicic reclamato dall’allenatore Gian Piero Gasperini, non rifaremo con insistenza il nome di Dani Olmo, che fuori mercato non è affatto come dimostrano i numeretti di cui sopra (il monte stipendi e il tetto agli ingaggi sono una pizza, con tutto il rispetto: al massimo si ritoccano quelli dei top) o quello di Matteo Politano, della serie a Bergamo non viene anima viva per fare da backup allo sloveno. 

Nello speciale del primo quotidiano sportivo nazionale, il bastone dal pomello d’avorio a ogni tesi più traballante, il Gasp stesso ha recitato il mantra del calciomercato come chance, la programmazione del prossimo futuro inserendo elementi di prospettiva, e non come obbligo. “Può anche non arrivare nessuno”, dice il comandante in capo, fiero degli equilibri raggiunti e della turnazione al minimo di una rosa che perdendo Roger Ibañez, Musa Barrow, Simon Kjaer (separato in casa ma ancora al Centro Sportivo Bortolotti negli ultimi due allenamenti dell’anno) e Guilherme Arana di qualche toppa ha sicuramente bisogno. Da 14-15 titolari da alternare a 16-17 il passo non è poi così lungo. Sai quante paia di scarpe e di suole ci compri, con 50 milioni e mezzo in cassa?
Simone Fornoni