Manchester City Under 19 – Atalanta Under 19 1-3 (1-0)
MANCHESTER CITY (4-3-3): Bazanu 6,5; Dionkou 5,5, Garcia 6,5, Harwood-Bellis 6, Ogbeta 5,5; Doyle (cap.) 7 (28′ st Palmer 6), Pozo 5,5, Bernabé 6,5 (35′ st Dele-Bashiru sv); Poveda 7, Touaizi 6 (28′ st Knight 5,5), Rogers 6,5. A disp.: Mcdonald, Slicker, Fiorini, Garre. All.: Paul Harsley 6.
ATALANTA (4-3-3): Gelmi 7; Bergonzi 6,5, Okoli 6,5, Guth 6,5, Brogni 6; Gyabuaa 7, Da Riva 7, Ghislandi 8,5; Traore 7,5 Piccoli 7, Cambiaghi (cap.) 7. A disp.: Dajcar, Cittadini, Sidibe, Signori, Finardi, Italeng, Ghisleni. All.: Massimo Brambilla 7,5.
Arbitro: Zelinka 6,5 (Repubblica Ceca; Caletka-Paták, IV Backhouse, Inghilterra).
RETI: 11′ pt Poveda (M), 24′ pt Ghislandi (A), 4′ st Piccoli (A), 33′ st Traore (A).
Note: pomeriggio leggermente velato, spettatori 500. Ammoniti Bernabé, Gyabuaa e Pozo per gioco scorretto. Corner 9-2, recupero 0′ e 3′.

Manchester – Gol per riacciuffarla sul la di Traore, altro fuori categoria che in seguito la imbusta, e assist a Roberto Piccoli per ribaltarla. Stavolta l’eroe di turno della Baby Dea si chiama Davide Angelo Ghislandi, 2001 di Osio Sotto che a livello Under 17 giocava attaccante e d’abitudine fa il terzino destro. Il genio in panchina, però, l’ha messo lì nei tre in mezzo con la strofinata di lampada da Aladino e i tre punti dei sogni vengono incassati nella tana dei più forti, raggiungendo quota 4 (avvesari appaiati, Dinamo Zagabria prima a 5) nel girone C di Youth League. Uno spettacolo per gli occhi, l’Under 19 del Manchester City che pratica un calcio totale alla Pep Guardiola e all’inizio sembra dominare, ma la Primavera dell’Atalanta di Massimo Brambilla non gli è da meno uscendo alla distanza grazie all’intelligenza e un know-how internazionale da Cenerentola divenuta principessa.
L’antipasto di coppa in salsa giovanile all’Academy Stadium (detto anche Mini-Stadium), insomma, s’è fatto gustare a palato pieno. Che il compito fosse difficile era chiaro ben prima del rompighiacchio di Poveda all’undicesimo giro di lancetta a rimorchio di Bernabé, perché proprio dalle estreme a moduli speculari il sopravvento dei Citizens è stato palese per almeno il quarto d’ora dallo start. Prima la stessa ala destra col mancino a rientrare (2′) bloccato da Gelmi, costretto poi al superlavoro gettandosi sui piedi di Touaizi (5′) servito da mancina proprio dalla punta sinistra e quindi sulla zuccata perentoria di Harwood-Bellis all’altezza del secondo palo, accompagnata dal corner da destra del capitano locale Doyle. Di qua la catena di destra Bergonzi-Traore viene spezzata dalla decisione dei difendenti in azzurro, né riescono le combinazioni in lungolinea, vedi Da Riva con Piccoli fermato dall’offside all’alba del ventesimo. Ma la svolta è fatta di attimi veloci come lampi. Un tris cronometrico e la chance arriva con Cambiaghi, di volée alzata in angolo da Bazanu sull’asse Piccoli-Gyabuaa con cross del nigeriano di Parma; nemmeno sessanta secondi ed ecco il taglio vincente della mezzala Ghislandi, che firma il pari grazie alla sublime invenzione dell’ivoriano classe 2002 dalla linea di fondo. Alla mezzora Guth avanza servendo Da Riva, che trova il buco nella navata ma non la precisione per far abbassare la sfera a sufficienza.
Nessuno sfrutta la palla in mezzo di Gyabuaa al 33′, 6 minuti dopo lo stesso tentativo di Doyle parso però più un tiro, ma è chiaro che ormai i nerazzurrini se la giocano senza timori reverenziali. Nella ripresa l’apripista bergamasco (4′) effettua il borseggio decisivo sulla trequarti per il sinistro del vantaggio in rimonta di Piccoli, a quota tre (e la scaraventa in porta, giusto per non sbagliare) dopo la doppietta di Zingonia allo Shakhtar. Al settimo il fuoriquota con la fascia al braccio non chiude bene il destro rientrando dalla corsia, ma esistono anche le fasi di stanca che qua e là rallentano ritmi e interesse. Al 16′ Rogers non spaventa Gelmi. Il break atalantino produce un tiro dalla bandierna del solito Ghislandi che al 26′ imbecca la svettata di Da Riva, troppo a campanile e troppo poco angolata per sorprendere il portiere di casa. La chiusura della pratica non può comunque non avere il sigillo di Amad Diallo Traore, fratello d’arte con la magia nel piede, nel cuore e nel cervello: 33′, ennesimo recupero nel vivo della pelouse, lui slalomeggia, ne evita un paio e tocca in porta in solitario. Nel finale ci si abbassa, ma non è un delitto. Solo applausi, roba che i grandi devono fare tanto di cappello e forse anche imparare.
Simone Fornoni