Una cavalcata all’interno della vita comune, toccandone i grandi temi, cari a ciascuno di noi. Questo è il messaggio vero e profondo, condito dalla feroce ironia e dalla comicità tanto realistica quanto pungente dello spettacolo Onderòd che Gioele Dix porterà in scena al Teatro Creberg sabato 15 novembre. Un recital oltre che un repertorio di monologhi che accompagneranno il pubblico bergamasco in quella che è la vera apertura della stagione teatrale cittadina. E, a dare il via alle danze, ci penserà proprio l’istrionico artista milanese che torna in terra orobica per proporre uno spettacolo originale e divertente che punta non solo a far ridere, ma anche e soprattutto a far riflettere. “Onderòd è un recital comico che porta in scena i grandi temi della vita di ciascuno di noi, fotografati con l’occhio feroce di chi fa il mio mestiere – racconta l’artista -. La mia attenzione è incentrata sul racconto delle cose di tutti i giorni, sulle mode e sui gusti delle persone, sulle abitudini e sulle debolezze che fanno parte della vita reale. Uno spaccato della quotidianeità che, tra comicità e ironia, vuole far riflettere sui grandi temi dell’attualità e anche sui concetti di educazione e maleducazione che, spesso, ci portiamo dietro. Provocazioni che fanno sorridere, quindi, ma che dietro celano una indiscussa dose di verità che se da un lato è ben nota, dall’altra è spesso baipassata proprio dall’indolenza del volerci correggere”. Onderòd rappresenta dunque una sorta di fotografia dello scombinato paesaggio italiano alle prese con fantasmi vecchi e nuovi: il mito del ritorno alla campagna, l’assenza di senso civico, il salutismo esasperato, l’invadenza diffusa, l’educazione dei figli, la mania del gioco e delle lotterie, l’indisciplina, i disservizi ferroviari e aerei, la ricerca ossessiva dell’amicizia, la schiavitù della furbizia: “Basti pensare che lo spettacolo inzia con il monito a spegnere il cellulare quando, in realtà, il mio è acceso. Diciamo che ho rappresentato vizi e virtù di un’Italia in crisi che potrebbe essere migliore, quantomeno, da questo punto di vista”. Ma lo spettacolo che Gioele Dix porta a Bergamo è anche altro: a completare la drammaturgia, infatti, una serie di brevi racconti originali con commento musicale di Savino Cesario, grande musicista, esperto chitarrista e compositore eclettico; storie come “Il concerto diretto da Dio”, “L’uomo che voleva ringiovanire”, “Fortune e sfortune di un uccellino”. Storie buffe e paradossali, ma non troppo, attraverso le quali l’artista sperimenta le sue doti di affabulatore e autore di apologhi satirici. “Lo spettacolo si snoda in tre momenti di narrazione che portano il pubblico ad assaporare anche la bellezza di queste parabole antiche o piccole storie raccontate appunto anche in chiave musicale. Storie che, pur avendo sempre una chiave di lettura educativa, un monito finale, hanno anche il chiaro intento di far sorridere chi ho di fronte”. Un ruolo di primo piano avrà poi il personaggio dell’automobilista, aggiornato e rivitalizzato dalla lunga esperienza televisiva, grazie alla quale Gioele Dix ha saputo trasformare una felice intuizione, nata dall’osservazione critica di se stesso al volante, in una maschera contemporanea di grande successo. Uno spettacolo brillante, dunque, che portato per diversi anni nelle arene come recital estivo, ora viene riproposto nei teatri cittadini, a dimostrazione, ancora una volta, della grande passione dell’artista per il grande palco: “Del resto la mia formazione professionale parte da lì e lì spesso ritorna, in ragione anche della vena comica che da sempre mi accompagna. Il teatro è da sempre nelle mie corde, come del resto le parti brillanti che negli anni ’80 sono arrivate grazie al cabaret e agli spettacoli diciamo così un po’ più ruspanti e che, poi, hanno trovato il grande successo grazie alla Tv. In virtù di questo, infatti, anticipo che a dicembre porterò sul palco la più classica delle realizzazioni della nevrosi con “Il malato immaginario”, oggi più che mai rappresentazione moderna e attuale”. Tra i temi cari all’artista che spesso ritornano negli spettacoli c’è anche quello spirituale, proposto al grande pubblico anche in Onderòd: “Senz’altro la mia cultura religiosa è presente nei miei lavori, si riflette nei mie spettacoli perché credo che rappresenti un fattore fondamentale nella vita di ciascuno di noi, un fattore che fa la differenza in un disegno più grande del quale tutti facciamo parte”.