Sarò impopolare, ma penso che i giocatori dell’Atalanta ieri abbiano sbagliato a non fermarsi sul 5-0, continuando a martellare i colleghi granata fino alla fine, concludendo la sfida con sette gol di scarto, troppi, un’umiliazione che non serve a nessuno e che rende antipatica la Dea del Gasp all’intero mondo del pallone, che da quanto ho capito in questi due decenni di Bergamo & Sport è formato da gente che fuori dal campo si frequenta a seconda della categoria d’appartenenza. Mi spiego: a Belotti capita di far serata con Bonucci e Dybala e magari ai tre si aggiungono pure un paio di ragazzi dell’Inter e un altro paio del club bergamasco. Succederà ancora ai nerazzurri di ricevere un invito a cena da un avversario dopo la batosta inferta al Toro con quello che accadrà d’ora in avanti ai granata, già partiti per un lungo ritiro punitivo?   

Ok, ok, parliamo di professionisti, ma che sono pure ragazzotti. Persino noi il martedì e il giovedì a Orio, nelle nostre serate di calcio tra amici, se le squadre sono squilibrate, la più forte ad un certo punto tira il freno, oppure si decide di aggiustare la sfida cambiando le formazioni, il più in forma, che di solito è il nostro magnifico bomber, Flavio Acerbis, attaccante dai piedi deliziosi, va con chi le sta prendendo, e col ritrovato equilibrio torniamo a divertirci.

L’avessero fatto ieri a Torino, Ilicic e Verdi avrebbero dovuto scambiarsi la maglietta a fine primo tempo, ma pure col genio sloveno in campo per i padroni di casa non penso che sarebbe cambiata l’inerzia della sfida. Perché l’Atalanta è soprattutto un fenomenale collettivo, è il gioco che esalta i singoli, non il viceversa. Poi però va detto che i vari Ilicic, Gomez, Toloi, Palomino, Gollini e Djmsiti stanno attraversando un periodo di forma mostruoso, regalando a ogni partita prove galattiche, pazzesche per quantità e qualità, con la sola eccezione del comunque immeritato ko interno con la Spal.

Lo ripeto, sul 5-0 i nerazzurri avrebbero dovuto fermarsi, ma lo scrivo io, perché è quello che mi hanno insegnato all’oratorio e che ho giocato prima dell’avvento dell’Atalanta del Gasp, che penso stia rivoluzionando l’idea del pallone, grazie a un progetto che in Italia si è vista solo col primo Milan di Sacchi, ossia che si attacca in dieci, sempre, a Bergamo come in trasferta, stritolando l’avversario fino alla fine, indipendentemente dal risultato raggiunto, in una morsa da cui ci si può solo difendere in totale affanno, senza lucidità, come in un match di boxe tra il campione dei pesi massimi e un pugile magrettino e suonato dalla sera prima.

E’ ovvio che parecchi allenatori tenteranno di copiare un modello tanto vincente, ma non è facile, la Dea vista con Milan, Parma e Torino ha ritmi impressionanti, quasi disumani, merito, credo, anche di uno staff di preparatori atletici eccezionali. Venerdì sera ho visto l’anticipo a Brescia e mi ha colpito la distanza che c’è in questo momento tra l’Atalanta e i rossoneri di Pioli, gruppo comunque in ripresa, ma che rispetto a Ilicic, Papu e compagnia danzante pare andare al rallentatore. Ad eccezione della Juventus e della Lazio, la formazione del Gasp è incredibilmente più forte delle altre squadre oggi in Serie A. Non è il Torino che fa schifo, è la Dea che è di un altro pianeta. Aspettiamoci altre goleade, sperando che sul 5-0 Muriel e compagni decidano di fermarsi. Sono  la formazione che gioca il miglior calcio in Europa, non diventino anche la più antipatica.

Matteo Bonfanti