Tanti anni fa, quando ero giovane e forte, avevo già incontrato un diamante grezzo della nostra professione. Faceva la quarta superiore al Lussana ed era arrivato a Il Nuovo Giornale di Bergamo per lo stage di ordinanza. L’avevo guardato, gli avevo dato la mano facendo finta di essere un caporedattore serio e credibile e avevo sentito le energie fortissime che hanno i ragazzi quando sono straordinari. Poi l’avevo subito mandato a fare un servizio, di quelli terribili che si facevano allora, andare in centro a far domande ai passanti su un argomento a caso, facendogli la testina, sperando di convincerli così a comperare l’indomani il quotidiano. In gergo questo tipo di lavoro si chiamava “testinaggio” ed era temibilissimo perché non c’era mai nessun cristiano disposto a farsi intervistare o a farsi fotografare. Quel giorno gli avevo assegnato l’infame mestiere dandogli come tema la moda. Lui era tornato una mezzora dopo, con una quarantina di foto sulla macchina fotografica digitale, sfiorando il record di sempre. Nelle immagini non c’era solo il viso, come avrebbe fatto ognuno di noi, c’era la figura intera. “Del resto, Matteo, il tema è la moda. Giusto far vedere come si vestono. Almeno si risparmiano un po’ di parole e quello spazio lo usiamo per mettere altre notizie”. Bene, questo diamante grezzo da un decennio è un diamante. Si chiama Isaia Invernizzi ed è una colonna de Il Post, sito d’informazione tra i più importanti oggi in Italia.
Non so quanto tempo sia passato, del resto non ho mai tenuto il conto dei miei giorni, sicuro che è un sacco, e mi è accaduta la stessa cosa di allora, trovare per caso e per fortuna un altro diamante grezzo del mestiere, avanti mille anni rispetto al mondo circostante. Fa la quarta superiore, al Fantoni, ha fatto lo stage d’ordinanza qui da noi costruendo pubblicità in serie, che, a me, che ormai sono un navigato grafico, o a Marco, il mio socio, che ci si mette bene bene all’occorrenza, così fighe non ci uscirebbero manco morti. La scelta dei colori, la proporzione tra gli elementi, l’istinto naturale che ha chi sa sempre creare qualcosa di piacevole alla vista, la cura, la velocità d’esecuzione, l’ingegno e la passione, talmente tanta che mai sul nostro Bergamo & Sport si erano viste pagine di un livello grafico tanto alto, da Corriere della Sera o da The Guardian. Superlativo e, come Isaia nel giornalismo, senza faticare. Questo diamante grezzo si chiama Anis Bara. A lui, che oggi ha finito il suo periodo con noi, che mi ha detto che vuole fare il regista (e che, se si mette, ce la farà), che ascolta, che legge, che s’informa e che sorride, il mio grazie e l’augurio di diventare un diamante.
Matteo Bonfanti
Nella foto io e Anis oggi, un attimo prima di salutarci