Pur essendo tifoso del Milan, mi sento distante anni luce dall’ostracismo della Curva Sud nei confronti della possibilità di far giocare le partite di Champions League dell’Atalanta al Meazza. Così gli ultrà dell’Inter, così quelli rossoneri, il cui motivo, spiegato proprio in queste ore dal Barone, il leader storico, una sorta di Bocia in salsa meneghina, “è la gelosia verso San Siro”. Capisco della propria donna o della propria chitarra, ma si può essere gelosi di un impianto sportivo, per di più di proprietà del Comune, ossia dello Stato, ossia di tutti noi?   

Non so come la pensano i ragazzi della Nord sulla questione, e mi piacerebbe intervenissero, immaginandosi a parti invertite. S’incazzerebbero se l’Inter un giorno si trovasse a chiedere in prestito il Gewiss Stadium di Bergamo?

Al netto dell’amore verso la propria squadra, qualcosa di bellissimo, paragonabile come emozioni solo a certe notti di sesso, credo che le logiche divisorie dei nostri ultrà vadano superate al più presto, perché stanno diventando un limite per le stesse società, in questo caso l’Atalanta, che col suo gioco spumeggiante e mai domo riempirebbe il Meazza, sia per il Milan e per l’Inter, che dal prestito incasserebbero comunque uno sconto sull’affitto, che, infine, per il Comune, che, lo ripeto, siamo ancora noi, i famosi contribuenti.

C’è poi dove sta andando il pallone a livello mondiale, che mai come ora è diventato qualcosa di planetario, con una crescita esponenziale di appassionati in ogni angolo del globo, che da una tv cinese o da un maxischermo saudita si stropicciano gli occhi mentre guardano le superbe giocate di Ilicic o i mirabolanti colpi di tacco di Cristiano Ronaldo, insegnandoci che il calcio italiano è tutto meraviglioso, sia quando una squadra indossa la maglia nerazzurra che quando, invece, si veste in bianconero.

Matteo Bonfanti

Nella foto il Barone “inseguito” dal vicepremier Salvini