Tre sconfitte nelle ultime due settimane

da quattro partite, in coda a quella iniziale a Pistoia, stanno addensando un po’ di nuvoloni all’orizzonte. Le nude cifre raccontano che a dispetto di un budget importante e di un roster di tutto rispetto la Gruppo Mascio Bergamo fatica a ingranare. La creatura trasferita in estate da Orzinuovi in città dal proprietario, presidente e main sponsor Stefano Mascio sembra vagamente zavorrata da alti e bassi ricorrenti. Raggiunta in classifica da Avellino nell’infrasettimanale prima di dover chiudere l’ennesimo tour de force a Bari domenica ospite di un’altra “piccola” come Ruvo di Puglia, la rotazione affidata a coach Stefano Zanchi, ieri sera critico sulle posizioni difensive sbagliate e saltate dei suoi, proprio mercoledì ha palesato la riemersione di almeno tre difetti non esattamente microscopici.

Ovvero perdere con tanti punti al passivo (94 stavolta; 93 alla prima, 101 con Pesaro), unica eccezione nel 75-72 di Livorno, andare sotto nei rimbalzi, leggi 49 a 31 per gli irpini, e faticare ad avere un rendimento costante nella guardia tiratrice D’Angelo Harrison, ieri sera ridotto all’uno su dieci dal campo e a soltanto sette in casella. Costruita non per primeggiare, ma quantomeno per arrivare a fine regular season ai piedi del podio, la Blu Basket Bergamo, una vinta e una persa davanti al pubblico cittadino, contro l’Urania ultima in classifica in una serie A2 in cui comunque si segna moltissimo e contro Pesaro, una delle favorite sì ma priva del regista americano Felder eppure capace di scavare il più diciotto finale, ha alternato bellissime sorprese come il successo a Rimini a cedimenti difficilmente spiegabili.

Detto che anche nella buona prestazione livornese, difendendo duro su Woodson (11 alla fine) e un po’ meno su un Tiby da ventello, il top scorer laureatosi nei St. John’s Storm aveva sì scritto 19 ma con 3 su 16 al tiro, l’intero gruppo, come sottolineato dallo stesso patron sabato scorso all’Opiquad Arena di Monza a margine del 95-86 a Cento, oltreché di una notevole ma saltuaria capacità di reazione e rimonta, tende a restare sulla linea di galleggiamento degli individualismi. Vedi il centro Dustin Hogue, 26 a referto in occasione dell’ultimo scivolone, perché un 94-82 contro una medio-piccola non può essere definito altrimenti, che come centro ha dovuto caricarsi sulle spalle le deleghe realizzative con un superbo 12 su 15 a detrimento però della lotta a rimbalzo, conclusa con la mezza decina.

Ne ha preso uno in più Andrea Loro, uno che se c’è bisogno di una soluzione estemporanea a costo di giocare uno contro tutti non si tira indietro, sorretto da talento e freschezza, ma se di là c’era la coppia sotto canestro Dell’Agnello-Zerini, meno di due metri il primo e 37 anni il secondo, e il migliore nella specialità (11) è stato un esterno di ruolo come Jared Lewis, allora qualcosa negli equilibri di squadra non deve avere proprio il bilanciamento perfetto richiesto a una reazione chimica. Per non parlare del valore effettivo degli avversari: Livorno e Rimini sono concorrenti e forse qualcosa di più, le altre battute Roseto e la stessa Cento non è che siedano nelle primissime file del parterre. Brindisi, Verona e Fortitudo Bologna, per dire di altri spauracchi per tutte, non sono ancora state affrontate.

Arrivato Matteo Pollone a dare manforte in difesa per il prossimo foglio di via a Saverio Bartoli, è ben arduo che l’organico debba o possa subire chissà quali scossoni o ritocchi. Eric Lombardi, da sesto o settimo uomo, cambio in corsa che dà la carica con un rimbalzo, una bomba, una stoppata o una palla rubata, così come un 4 tecnicamente pulitissimo come Mattia Udom, sono ultratrentenni italiani super. Bogliardi, Piccirilli, Guiducci e Bosso sono più che giovani di complemento. L’asse play-pivot, leggi quello con Hogue del capitano Stefano Bossi che può smazzare una dozzina di assist come coi bolognesi del ferrarese come fare ventelli all’occorrenza, PalaDelMauro docet, è il muro maestro su cui costruire i destini e i risultati del collettivo in Blu. Ma se dalla lunetta il polso trema, tanto da scrivere 13 su 27 l’altra sera, allora ci sono ansie e paure pregresse da scacciare il prima possibile.

Con Ruvo, fermi al record del 50 per cento dopo il primo scorcio stagionale da 8 turni, può essere già lo spartiacque tra l’accontentarsi di fidelizzare la città al nuovo progetto di basket di alto livello o il cominciare a togliere i veli alle ambizioni. Che nello sport come nella vita devono essere le fondamenta della casa comune, altrimenti perché investire risorse, tempo ed energie? Tutto ciò, ovviamente, in attesa di “abbonarsi” alla ChorusLife Arena, attualmente affollatissima e dal calendario chiuso.
Simone Fornoni