Non so se vi sia capitato mai, oggi per me è stata la prima volta, ho sentito che ero accanto a una persona straordinaria, che tra poco vedrò solo in televisione, la domenica sera su Sky a commentare il calcio di rigore concesso dall’arbitro alla sua squadra dopo un big match di Serie A. Questo ragazzo si chiama Giacomo Curioni, è giovane, sorride e ride, è di Erba, un paese dalle mie parti, è un ex calciatore di Serie D, ha un bambino piccolo piccolo che si chiama Pietro e che finisce spesso tra le sue parole, a maggio si sposerà con Angela, e di professione fa l’allenatore del Pontisola, una squadra fortissima, tra le quattro migliori della Bergamasca, l’unica che diverte sempre. L’attimo in cui mi sono sentito vicino a un predestinato del pallone non è accaduto su un campo di calcio, ma in un’aula piccina picciò del parco ludico di Galbiate. Giacomo mi ha fatto un regalo, questa mattina è venuto a raccontare il calcio a una dozzina di bambini meravigliosi (e assai scatenati) che da una decina di giorni stanno conoscendo ogni sport in un progetto che a me è caro perché è fatto da un’amica che è super brava, Giovanna. Non è tanto quello che Giacomo ha detto, comunque frasi bellissime sul valore delle regole e sull’importanza del gruppo, ma come, tenendo i bimbi costantemente sul pezzo, in un modo dolce, allegro, coinvolgente, intrigante, ma pure un sacco professionale. Io, che ho giocato parecchio e sulla mia strada ho trovato molte volte allenatori buzzurri e insensibili, lo ascoltavo sognando di avere vent’anni in meno, la tuta del Pontisola addosso e in tasca la convocazione per il ritiro estivo della prima squadra dei Blues.

Vorrei che i campioni del Pontisola, i Recino, i Pinto, i Ruggeri, i Signorelli, dicessero la loro, che si mettessero a raccontare agli altri calciatori com’è avere un allenatore tanto in gamba, colto, sensibile, preparato, raro in un ambiente come il nostro dove la frase più usata in tribuna e nello spogliatoio è “la nostra forza è l’ignoranza” e tanti mister stanno in panchina incazzati neri sia che si stia vincendo o che si stia perdendo. Giacomo è il contrario, è laureato, legge un sacco di libri, ha una grande attenzione per gli altri, si spende totalmente per i bambini di questa mattina o per i down che gli riempiono la vita al di fuori del campo avendo scelto per compagna una donna che lavora con la disabilità. Lo immagino con i suoi calciatori, impegnato nella cura dei consigli.

A certi livelli la gente si monta la testa e diventa stronza, lontana e triste perché inaccessibile. Così nel giornalismo, così nella musica, così pure nel pallone. Il Pontisola, che è attualmente la squadra che tremare la Lombardia fa, penso sia l’eccezione che conferma la regola. C’è Giacomo, c’è Gigi, Zambelli, il ds che è uno spasso, e c’è, soprattutto, Angelo Locatelli, il team manager, diverso rispetto al suo mister, ma altrettanto simpatico, generoso, disponibile, forte, in una parola spettacolare. Settimana scorsa ho scritto un messaggio ad Angelo, ero disperato, cercavo qualcuno di molto bravo che raccontasse ai bambini di Galbiate il fascino del football. Mi ha subito detto che lui sarebbe arrivato e si è messo in moto per portare anche Giacomo. Questa mattina la coppia d’oro del Pontisola è arrivata in anticipo riempiendo fin da subito il parchetto di Galbiate di dolcezza, serenità e felicità quando è piena come la luna perché si sta bene bene per un sacco di tempo. Penso che il segreto del successo dei Blues sia tanto da cercare in questi due uomini, che poi mi sono portato a casa dei miei a mangiare e con le loro chiacchiere hanno fatto innamorare mia mamma, Valeria, che pensava che la gente del pallone fosse tutt’altra cosa, una sorta di pericolosissimo esercito di violenti preistorici. Giacomo e Angelo ci hanno raccontato un calcio che fa ridere e sognare, con mille episodi che non posso dirvi qui e ora perché meriterebbero un libro, il titolo ce l’ho, lo scrivessi si chiamerebbe “un altro pallone è possibile”.

Chiudo con una piccola notizia di cronaca sportiva per gli amici lecchesi: la nostra Giovanna Spampinato, la regista di queste due settimane sportive targate Cooperativa Liberi Sogni, ha approfittato dell’arrivo di Giacomo e Angelo per dare l’addio al calcio giocato. Statele vicino, l’abbiamo vista scossa nonostante abbia segnato il calcio di rigore decisivo della nostra partitona finale dove il migliore in assoluto è stato ancora Tobia, appassionatissimo portierino-portierone.

Matteo Bonfanti