Oggi non ce la facevo più. Ho aperto l’armadio e le ho subito trovate, belle pulite e in ordine. Le avevo messe lì un mesetto fa, in attesa che la situazione migliorasse. Il comitato regionale lombardo aveva subito annullato il turno di campionato, e mi era sembrata una scocciatura inutile, tanto più perché ero stato espulso (strano eh?) la domenica precedente, e quindi la mia squalifica si sarebbe prolungata di una settimana. Poi invece è diventata dura, pesante, questa battaglia al limite del surreale, ed io, che sono bresciano di residenza ma bergamasco di adozione calcistica, la vivo sulla mia pelle ogni secondo, tra i messaggi dei compagni nella chat di squadra e le chiamate dei miei genitori che posso solo sperare stiano bene.
E allora le prendo, le tolgo dal borsone e le indosso. Sono seduto sul letto di casa, ma mi sento subito meglio; sono nello spogliatoio, con i compagni e il mister che dà le ultime indicazioni. “Partiamo forte subito” incita un compagno, mentre un altro batte il cinque al vicino di posto che oggi starà in panchina. Un po’ d’acqua fresca in faccia e un po’ li, nelle parti basse. Dicono sia utile in questi giorni, con il primo caldo che ti spezza subito le gambe, ma personalmente non ho mai notato questo beneficio, forse perché la corsa non è mai stata la mia dote principale.
Mancano pochi minuti.
Ci mettiamo in cerchio per l’urlo pre-partita, il mister sveglia i più giovani, ci siamo. MOLLARE… MAI!
No mister, non lo faremo, nemmeno stavolta. E torneremo a calciare, dribblare, strattonare, parare, scivolare, urlare, gioire. Con quel pallone che ci distoglie dai problemi di ogni giorno, che ci fa sentire vivi dopo una giornata di lavoro, e che tra non molto ci aiuterà a superare questa prova, la più difficile.
Riapro gli occhi, e mi alzo dal letto. Apro l’armadio e le ripongo nella parte bassa del borsone. Per un altro po’ dovranno restare lì, in attesa, come tutti noi. Ma per un attimo sono stato felice, spensierato, e questo, per ora, mi basta.
Antonio Turra, Pol. Cividino