Una grande carriera alle spalle e un futuro ancora tutto da scrivere, ma sempre con il pallone a fare da comune denominatore. E’ in estrema sintesi il profilo di Maurizio Crippa, bandiera e capitano della Juventina Covo, formazione impegnata nel girone C del campionato di Promozione. L’esperienza in maglia covese del difensore classe 1982 dura ormai da quattro anni, scandita da cadute e pronte risalite, come la retrocessione in Prima Categoria nel 2018, cancellata soltanto un anno più tardi dal ritorno in pompa magna in Promozione. Quest’anno, però, al cospetto della formazione di Covo si è palesato l’avversario più forte di tutti. Un nemico invisibile, apparentemente immarcabile, che ha costretto il mondo del calcio (e non solo) a fermarsi. In un clima a dir poco surreale, l’Italia è stata costretta alla quarantena forzata, sconvolgendo il naturale svolgimento di tutta la nostra quotidianità, come si evince dalle parole dello stesso Crippa: “E’ una situazione davvero complicata. Prima delle nuove restrizioni imposte dal governo, riuscivo comunque a ritagliarmi del tempo per andare a correre da solo, seguendo i programmi individuali stilati dal nostro preparatore. Dopo il blocco totale, però, ho dovuto smettere e quindi svolgo qualche esercizio di mantenimento muscolare tra le mura di casa mia. Trascorro il resto del tempo insieme a mio figlio, collaborando in casa e dedicando il tempo alla lettura che è una delle mie grandi passioni. Mi sto dilettando anche in cucina, anche se in questo campo devo fare ancora molta esperienza (ride, ndr)”.

Addentrandoci poi nella scottante questione-calcio, Crippa ammette: “Credo che le Federazioni nel calcio e il Governo siano intervenuti con le giuste tempistiche. E’ inutile girarci intorno: questo virus è un nemico sconosciuto, inaspettato e purtroppo sottovalutato da tutti per parecchio tempo. Credo che nessuno si sarebbe mai immaginato una tale espansione a macchia d’olio”.

Sul futuro del calcio dilettanti è davvero difficile pronosticarne gli sviluppi: “In questo momento la vedo dura che si possa riprendere in tempi brevi. Siamo ancora in piena emergenza e si fa fatica persino a intravedere la luce in fondo al tunnel. Per quanto riguarda il destino della stagione 2019-2020, gli addetti ai lavori stanno valutando le varie opzioni sul tavolo. Ho sentito parlare di parecchie possibilità al vaglio: finire la stagione in estate, congelare la classifica per poi procedere con Playoff e Playout, o addirittura prendersi tutto il tempo per completare i campionati e disputare la stagione del 2021 soltanto con il girone di andata. L’unica certezza è che sarà quasi impossibile accontentare tutti. Se congeli le classifiche, sicuramente fai felice chi è in testa o comunque salvo, ma allo stesso tempo scontenti chi si sta giocando le proprie chance salvezza o chi è secondo a pochi punti dalla vetta e vuole dare battaglia fino alla fine per il titolo. L’ unica cosa che conta, però, è risolvere il problema Coronavirus in ambito sanitario. Quello sportivo deve passare in secondo se non in terzo piano”.

Su quanto fatto dalla Juventina Covo sul campo prima dello stop, Crippa ha le idee piuttosto chiare: “Abbiamo disputato un girone d’andata a singhiozzo con parecchi alti e bassi. Tanti problemi interni hanno contrassegnato la prima parte della stagione, poi ci siamo ripresi bene, trovando la giusta amalgama e sono convinto che avremmo potuto dire la nostra, giocandoci le nostre carte per un posto in zona Playoff. Tra i giovani ho apprezzato molto la crescita di un ragazzo come Cantù (portiere classe 2001), maturato tantissimo soprattutto a livello di personalità. Bene anche Brambilla nonostante qualche intoppo di natura fisica ne abbia rallentato il percorso”.

Impossibile non spendere due parole per il grande lavoro dell’allenatore Manuel De Martini: “Il mister ha il DNA da vincente. Ha trasmesso in tutti noi una grande mentalità, perché con lui non esistono le mezze misure: o si vince o si perde. E il suo merito è quello di aver fatto assimilare al gruppo questa filosofia”.

La chiosa finale è per la città di Bergamo, tra le più funestate da questa tragedia: “I bergamaschi sono persone toste, abituate a non mollare mai. Per questo il mio augurio è che tutti continuino ad essere bergamaschi”.