Per Platone il tempo è come l’”immagine mobile dell’eternità”. Scusate la citazione ma sembra il finale di Atalanta-Manchester United. Sugli spalti il popolo nerazzurro soffriva, guardava gli orologi, il trascorrere lento dei minuti, appunto. Conoscendo profondamente il passato anche recente quando i ribaltamenti si trasformavano in lacrime amare. Il gol del pareggio di Ronaldo, peraltro come nel primo tempo, ha mutato una notte di fuochi d’artificio in una notte da brividi freddi. Un altro last minute fatale, una novella senza liete fine. Un 2-2 che, comunque, esula da quello che resterà nei libri di storia calcistica. Non è una magra consolazione ma è una verità sacrosanta: l’Atalanta ha impartito una lezione di organizzazione calcistica all’United. Da non credere. Eppure è proprio così. Onore e meriti ai tredici protagonisti in campo ma soprattutto al loro direttore di scena, Giampiero Gasperini. Che anche stavolta ha sciorinato invenzioni tattiche che hanno ingarbugliato e immiserito il gioco del Manchester United facendo venire mal di testa e palpitazioni di cuore a Solkjaer, in perenne difficoltà nel trovare le contromisure. L’Atalanta, quando tutto funziona, è un’organizzazione di gioco perfetta, tutto funziona, l’United, invece, tatticamente non è granché annovera fuoriclasse su fuoriclasse. In più l’assoluto: Cristiano Ronaldo. Rappresenta l’anima indomita dei Red Devils, non è un corpo estraneo come quando vestiva la maglia bianconera. Infatti i due gol, oltre a quelli dell’andata, fanno parte di un patrimonio indistruttibile. Si sostiene, spesso a ragione, che tocchi pochi palloni ma sempre capaci di incendiare i portieri avversari, mercoledì sera, invece, è stato anche l’autore della rimonta. L’Atalanta non ha motivi per cui dolersi. Ha orchestrato per lunghi tratti la partita, timida davanti a i ritmi ed ai palleggi sopraffini del Manchester United in avvio di partita, poi con l’andar del tempo sicura e pericolosa con la consueta manovra avvolgente come la tela del ragno. Così dopo il palo di McTominay su deviazione di Palomino, i nerazzurri hanno cominciato a tenere sotto pressione De Gea fino al gol di Ilicic su un lineare assist di Zapata. E proprio il colombiano, oltre al gol del vantaggio nella ripresa, si è rivelato un incubo senza fine per Maguire e compagni. Atalanta senza remore, senza paura, sempre avanti, dietro Palomino è cacciatore che azzanna le prede col sostegno di Demiral, De Roon costringe Rashford a trascorrere una serata di patimenti, in mezzo Freuler e Koopmeiners tengono banco e dettano i tempi, Pogba non si vede e non si sente, McTominay più rude boscaiolo che facitore di gioco, ecco c’è Bruno Fernandes a creare problemi come sull’azione del pari quando con un tacco libera Ronaldo davanti all’incolpevole Musso. La strategia comunque funziona e si trasforma in un colpo geniale: Gasperini toglie Pasalic, ripropone Djimsiti e libera De Roon che da quel momento, come un prestigiatore, fa sparire dai giochi Bruno Fernandes. L’Atalanta ci prende gusto, assapora il profumo di un’impresa storica e la realizza con raddoppio di Zapata, lo United è smarrito anche se entrano in campo Matic e Cavani. Il 3-1 non sembra più un sogno con l’incontenibile Zapata. Invece, al termine di una mischia furibonda, Ronaldo trova un pertugio e lì spedisce il pallone che inganna Musso. Niente da fare. Il pari non inficia la possibilità di passare agli ottavi di finale. Si sapeva fin dall’inizio che le partite decisive sarebbe state giocate con gli svizzeri dello Young Boys e il Villarreal. Ricordiamoci del recente passato: l’Atalanta ha guadagnato la qualificazione con due partite impossibili: a Kharkhiv contro lo Shakthar e ad Amsterdam contro l’Ajax. Vedremo cosa succederà martedì 23 novembre a Berna, poi si penserà al Villarreal.
Giacomo Mayer