Prima lo Spezia, poi il Real Madrid. Una tappa del campionato, quindi l’impegno di Champions d’alto prestigio. Insomma si fa sempre a tempo a correre con i pensieri rivolti alla storia. Dunque l’ostacolo da scavalcare bene e in fretta è stato quello rappresentato dalla formazione ligure e non è stato dei più agevoli. Certo, l’Atalanta ha vinto 3-1 e il punteggio poteva essere ancora più vistoso, come ci abituano spesso i nostri beniamini, eppure per quarantasei minuti, la durata del primo tempo, è stata una partita faticosa e complicata. Non è stato facile trovare il filo d’oro per uscire dal labirinto costruito con intelligenza tattica da Vincenzo Italiano. Infatti lo Spezia ha imbrigliato come la tela del ragno la manovra scontata dei nerazzurri. Pressing, anticipi e movimenti veloci dei giocatori spezzini che prima lasciavano impostare le azioni all’Atalanta per spezzarle coraggiosamente prima che si trasformassero in palle-gol. Tant’è vero che che Jeroen Zoet, portiere olandese dei liguri, non ha fatto una parata degna di nota. E’ vero, gli atalantini arrivavano nella sua area ma senza far male, anzi l’unica vera decisiva parata l’ha effettuata Sportiello al 35′ del primo tempo su Ricci, tutto solo davanti a lui. De Roon pativa oltre misura il dinamismo di Maggiore, Freuler teneva a bada il più tecnico dei centrocampisti spezzini, il brasiliano Leo Sena, e Pasalic doveva vedersela con il moto perpetuo Ricci. Lo Spezia allargava i suoi movimenti con Gyasi a sinistra e Verde a destro e cercava l’imbucata con Nzola ma anche con i suoi centrocampisti. Visto che mancavano palle gol o azioni emozionanti, la scena era tutta per il duello, veramente rusticano, tra Palomino e Nzola. Un duello di forza, di anticipo, uno addosso all’altro, quasi un corpo a corpo fra due pugili. E’ ovvio aggiungere che l’ha vinto Palomino. Il quale, nel secondo tempo quando il suo avversario diretto è stato sostituito, si è permesso due incursioni a tutto campo, peccato le conclusioni. Insomma un primo tempo di sofferenza e poco slancio offensivo. Nel secondo tempo l’Atalanta ha cominciato ad essere più decisiva con un’affondo dietro l’altro benché Ilicic pasticciasse un po’ troppo. Eppure dal suo piede è nato il gol del vantaggio: uno-due con il sempre più convincente Maehle e appoggio a Pasalic, pronto il tiro, sicuro il gol. E anche il croato, dopo mesi di assenza per la pubalgia, ha cominciato a mettere il timbro personale sul gol, non solo ma ha anche realizzato una doppietta e se Zapata fosse stato generoso nei suoi confronti avrebbe collezionato la tripletta. E poi il gol di Muriel, anche questo da cineteca: cross di testa di Gosens, Muriel tutto solo si gira e infila Zoet nell’angolino più lontano. Prima del minuto di distrazione, 37′, quando l’ex Roberto Piccoli, ha accorciato le distanze i nerazzurri potevano impinguare il punteggio con un colpo di testa del solito Pasalic su cross di Zapata e dopo il 3-1 ancora con Zapata e con Maehle. Troppa grazia. E adesso il Real Madrid, i sogni non sono mai proibiti.
Giacomo Mayer