Magari vi sembreranno frasi bagnate dal tiepido sole della retorica, pronte all’uso del momento. Invece non è così, nel difficilissimo ricordo di Davide Astori, un campione scomparso troppo presto, la Bergamo calcistica ha regalato il meglio di sé. Il lunghissimo e commovente addio partito dal pensiero stupendo di mister Alberto Luzzana, il Ferguson del Verdello, “domenica facciamo giocare tutti i capitani con la maglia numero 13”, è qualcosa di bellissimo, che ci fa sentire meno soli di fronte a una tragedia di cui non comprendiamo né le ragioni né il senso.
Ci sono arrivate in redazione qualcosa come duecento fotografie, capitani grandi e piccoli, rocciosi difensori o fantasisti dal piede dolcissimo, medianacci spacca gambe o terzini che si fanno la fascia a cento all’ora, famosi o sconosciuti, della Figc, del Csi o della Uisp, tutti con addosso il numero del talento viola e negli occhi le lacrime che ci vengono quando ci lascia un ragazzo sorridente e in gamba, con la stessa passione che muove tutti noi, il pallone.
Ci dicono che il calcio italiano sia sporco, brutto, cattivo e senza cuore. Questo dolce fine settimana orobico dimostra il contrario. Sono intelligenti e sensibili i nostri allenatori, i capitani delle nostre squadre, i vertici del Comitato Lombardo della Federazione, quelli dell’Aia e lo siamo noi giornalisti. Ci siamo mossi all’unisono, in fretta per rendere tutto possibile, dall’alta Val Brembana, alla Val Seriana, fino all’ultimo paese della Bassa, qui in redazione, come nei palazzi del potere, nei magazzini dei club, sui campi di gioco, sulle panchine e negli spogliatoi.
L’abbiamo fatto per Davide, uno di noi, nato a San Giovanni Bianco, cresciuto a San Pellegrino, forgiato in quella straordinaria scuola di vita e di pallone che è il Pontisola. Di fronte alla sua perdita ci sentiamo ancora terribilmente tristi, muti perché senza parole, ma dopo questa domenica non siamo soli: il calcio bergamasco ci ha scaldato in questo fortissimo abbraccio che sono le fotografie. Le vedete sulla nostra pagina facebook cliccando qui, vi regaleranno qualche lacrima e un sacco di speranza.
Matteo Bonfanti