Un sacco di tifosi juventini, interisti e milanisti mi capiranno. Capiranno i miei sentimenti, soprattutto il bello di vivere a Bergamo in questa domenica che per me, tifoso rossonero, senza la banda del Gasp sarebbe terribile. Mi spiego: c’è che per me, domiciliato al numero 3 di via Santa Caterina da vent’anni, una strada vicina vicina al Gewiss Stadium, l’Atalanta mi consola tanto tanto. La mia squadra ha perso senza se e senza ma sia il derby che la lunga battaglia per lo scudetto contro i cugini di sempre, davvero troppo forti per via di un Lukaku stratosferico. Alle cinque ero triste, solitario y final, abbattuto, perché a Pioli, a Theo e a Ibra ci credevo da matti dopo anni e anni di pane duro in mezzo alla classifica.
Ero nero. Ho lasciato la redazione e sono andato per i cazzi miei a vedere l’Atalanta. La formazione di Gasperini mi ha regalato il solito spettacolo, il suo gioco meraviglioso e avvolgente, i gol in serie, pappandosi in un sol boccone il Napoli, squadrone che con le unghie e con i denti (e pure un po’ di culo) nell’ultimo turno aveva battuto la Vecchia Signora, la meravigliosa Juventus di Pirlo, la rosa più forte di tutte sia in Serie A che in Europa. Va così che alla fine la giornata calcistica mi è cambiata. Da sfigato che mi sentivo a felice felicetto per via del club della mia città, che è grande, forte e controvento. Un paio di settimane fa parlavo qui in ufficio con un caro amico, di fede interista pur essendo stato un importante dirigente della Dea, mi spiegava questo concetto solo bergamasco, terra soprattutto di juventini, ma anche di milanisti e di interisti. Mi diceva: “Ma, Matte, è una cosa solo della nostra generazione. Adesso la vicenda non c’è più, è cambiata con Percassi, perché l’Atalanta è ormai una grande e i ragazzini tengono solo a lei. Comunque io la domenica sera vedo cosa ha fatto l’Inter e, immediatamente dopo, l’Atalanta. Tengo a tutte e due. Sapessi quanti siamo”. Uguale identico io, il Milan è la fede incontrata da ragazzino, sugli anelli di San Siro, mano a mano con mio babbo. E’ una sorta di moglie calcistica, che difendo sempre e per sempre, che non discuto pure se mi fa soffrire come una bestia, l’Atalanta, invece, è la mia amante, che ogni fine settimana mi fa sempre perdere la testa perché è giovane e bella, se ne frega di tutto e ha un sacco di sogni in technicolor.
Visti i rossoneri oggi, il desiderio è lo scudetto a Bergamo. Farei festa fino a notte, mischiandomi ai tifosi, i tantissimi che sono miei amici, un sacco che sono ultrà, ragazzi che solo la Dea, per loro una ragione di vita. Diverso se il tricolore lo vincesse l’Inter o la Juventus. Questo è il mio pensiero della sera. E buona domenica, ora che sta iniziando la Roma a Benevento e tra un titolo del giornale e l’altro sono concentrato a gufare i giallorossi in chiave Champions sia per il Milan che l’Atalanta, le due donne che amo, pur per motivi diversi. So che tanti bergamaschi capiranno le mie parole, perché hanno vissuto il mio stesso momento, una meravigliosa Dea a lenire le ferite per via di un brutto ko del Milan, dell’Inter o della Juventus. E viva Muriel, il calciatore più simile a Ronaldo, interista, ahimè, ma davvero il migliore che ci è capitato mai di vedere su un campo di pallone.
Matteo Bonfanti
La bellissima foto è di Francesco Moro