Era un mercoledì come tanti, alle 6.30 del mattino ero già presente con il mio autonegozio al mercato. L’unica differenza sostanziale era un forte temporale, che, tra le 7 e le 9, la buttava giù a secchiate. Era quasi grandine, ovviamente non c’era anima viva, la cosa mi rendeva nervoso, ma ero anche affascinato dalla natura che, in questi casi, mi sembra arrabbiata come lo può essere una mamma che sgrida un figlio. Dopo qualche minuto il cielo comincia ad aprirsi, e cominciano ad arrivare pian piano anche i clienti. Oramai li conosco quasi tutti, le loro storie sono diventate anche mie, per ognuno di loro ho una battuta, una domanda, una considerazione, un sorriso. Verso le 12 vedo arrivare Franca, lei ha un marito giovane, che ha lottato e vinto contro un brutto male. A lei chiedo sempre di Giuseppe e lei mi aggiorna sul suo stato di salute. Le mie domande sono sempre con la voce lievemente bassa, come se portassi rispetto per un lottatore. Quel giorno Franca oltre ai soliti aggiornamenti mi racconta che il giorno successivo sarà il loro anniversario di matrimonio e contestualmente c’è la riunione per il calcio, dove lui è allenatore di una squadra di bimbi. Io stringo i denti e allargo leggermente le labbra arricciando il naso in segno di disappunto… lei risponde alla mia smorfia dicendomi che ha già detto a Giuseppe di andare alla riunione e che loro festeggeranno poi con calma, arricchendo la sua esclamazione con questa frase: “Lo amo troppo per privarlo di una passione, io vivo per lui”.
A questo punto non avendo più parole né io né lei ci siamo salutati con lo sguardo di chi si era emozionato, i brividi mi correvano lunghe le mie forti braccia che emozionate, per pochi secondi, non ne vollero sapere di muoversi, ma il pollo era cotto e dovevo sfornare, nel frattempo il cielo era completamente schiarito, ma il vero sole me lo aveva portato Franca, con l’amore di una moglie che fa felice il mondo.
Igor Trocchia