Mentre ci avviamo alla fine di luglio, sui mercati stanno succedendo cose che non vedevamo da tempo.
Quella appena passata è stata una settimana tendenzialmente stabile sui principali mercati azionari mondiali, nessun listino ha chiuso in positivo rispetto alla partenza di lunedì mattina ma non ci sono stati nemmeno segni negativi importanti.

EURO
Non vedevamo da circa due anni la moneta unica europea così forte nei confronti del dollaro statunitense, il cambio infatti è tornato ai livelli di metà 2018. Questo travaso di liquidità verso l’euro avviene nella settimana in cui ha preso forma il programma di aiuti comunitario Recovery Fund ed è aiutato anche dalle lungaggini americane per la predisposizione dei nuovi interventi pubblici di sostegno alla economia reale. Questa debolezza del dollaro è un’occasione per diversificare i propri investimenti anche sul fronte valutario, in vista anche delle elezioni presidenziali di inizio novembre.

ORO
Era invece dall’estate del 2011, nel bel mezzo della crisi dei debiti sovrani (per Italia i mesi precedenti avvento del governo Monti), che il bene rifugio per eccellenza, l’oro, non arrivava a quotare 1900 dollari all’oncia.
Un rialzo imperioso se si pensa che a febbraio, nel momento in cui la pandemia coronavirus ha raggiunto l’Occidente, quotava circa 1480 dollari. Come storicamente è sempre successo nei momenti di volatilità dei mercati azionari, l’oro si è apprezzato ed ha continuato la propria corsa in questi cinque mesi sfruttando tutte le incertezze politico-economiche che la pandemia sta creando.

BORSE
Ma perché le borse questa settimana sono state sostanzialmente stabili?
Diciamo che dopo l’euforia di lunedì, quando dal Consiglio Europeo sono state annunciate le manovre di supporto ai paesi colpiti dal Covid, si è passati ad una presa di coscienza da parte dei mercati. La ‘pioggia’ di miliardi di cui si parla verrà diluita nel tempo, la maggior parte infatti arriverà nel 2021, e bisogna capire bene come i vari Stati intendano utilizzare questa liquidità per aiutare le proprie economie. I mercati si sono messi quindi in posizione di attesa.

TENSIONI USA-CINA
Il riaprirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, con la chiusura incrociata di vari consolati, scalda invece il clima internazionale. Dopo gli accordi per la guerra dei dazi ora le tensioni riguardano il mondo tech (con ostruzione americana del 5G cinese, la messa al bando di Huawei in Usa e la prossima possibile chiusura del social TikTok), le tensioni riguardo ad Hong Kong con gli USA che ‘appoggiano’ le proteste contro il governo cinese. Insomma, le due superpotenze mostrano i muscoli per avere la leadership a livello mondiale ma Trump sa che non può esagerare anche perché una buona fetta del debito pubblico americano è nelle mani del dragone cinese: tirare troppo la corda potrebbe non essere la soluzione ideale a poco più di tre mesi dalle elezioni, considerando oltretutto lo svantaggio attuale nei sondaggi.

COVID-19
L’Oms ha comunicato che nelle ultime 24 ore c’è stato un incremento record di quasi 285 mila nuovi casi a livello globale. I contagi hanno superato i 15,6 milioni mentre i decessi sono oltre 638 mila.
A preoccupare è soprattutto l’aumento dei casi che sta toccando diversi Paesi europei: 1130 casi in un giorno in Francia, 922 in Spagna. Crescite importanti dei numeri anche in Germania e Belgio. Mea culpa del premier britannico Boris Johnson. Ha ammesso che il governo avrebbe potuto agire diversamente per frenare l’emergenza, sottolineando di non aver capito la portata del virus nelle prime settimane.
Nel continente americano, dagli USA al Brasile, il numero dei contagi è ancora molto molto elevato. Finché non ci sarà una presa di coscienza forte dei vari governi e verranno attuate misure di contenimento della pandemia, anche i mercati finanziari ne pagheranno le conseguenze.

ITALIA
Nel nostro Paese continuano le diatribe tra maggioranza ed opposizione per adesione ai vari aiuti europei. Nel frattempo è calato lo spread (differenziale) tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi fino ai 143,6 punti di ieri sera. La principale conseguenza di questo calo è stata la discesa dei rendimenti dei titoli di stato decennali (Btp) sotto la soglia dell’1%. Vari analisti prevedono la discesa addirittura sotto lo 0,50% nei prossimi mesi.

BANCA INTESA/UBI BANCA
Si chiuderà martedì invece l’offerta di scambio delle azioni di Banca Intesa/Ubi Banca con le adesioni che a ieri sera hanno raggiunto la soglia del 32,66%. La buona riuscita o meno della operazione si deciderà nei prossimi due giorni quando anche i fondi di investimento decideranno se aderire alla offerta. Ricordo che per concretizzarsi le adesioni devono raggiungere la quota del 66,6% del capitale di UbiBanca.

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Simone Pontiggia