Erano mesi che si frequentavano e tutto sembrava essere perfetto, o almeno vicino alla perfezione. Lei era davvero una donna fantastica, una donna che stimolava tutti i suoi sensi: era bella ma quel che più conta seducente, i suoi capelli avevano il profumo dell’Oriente, la sua pelle color dell’ebano era vellutata come una pesca, i suoi baci inebrianti e coinvolgenti, la sua voce melodiosa che sapeva trasportarlo in luoghi inesplorati quanto farlo riflettere o ridere a crepapelle. Praticamente lei era tutto ciò che aveva sempre sognato e quindi preziosa, molto, da maneggiare con cura per non rovinare una relazione che avrebbe potuto far invidia al mondo intero, un rapporto che poteva assurgere all’Amore, quello vero, quello a cui dovrebbero aspirare tutte le creature dotate d’intelletto. Ma lui era pur sempre un uomo affascinato da una donna magnifica e istintivamente voleva possederla per dare completezza al loro rapporto, chiudere un cerchio in cui sarebbero rimasti al sicuro da qualunque attacco. Però non era uno sprovveduto, sapeva benissimo che forzarla poteva distruggere tutto quello che aveva costruito finora anche perché, da persona sensibile qual’era, aveva percepito certe sue paure sebbene fossero di origine sconosciuta. Infatti, non era mai stato insistente quantunque dimostrasse il suo desiderio perché riusciva a cogliere la tensione della compagna e spegnere in tempo il proprio ardore per non andare oltre. Ma il tempo passava e lui arrivò molto più vicino al limite di quanto potesse immaginare.
Una sera, dopo una cena sul lago, fecero una lunga passeggiata parlando al solito di argomenti diversi, seri e riflessivi oppure ridendo e scherzando, finché giunsero al termine d’un pontile cadendo uno negli occhi l’uno dell’altra: in quell’istante ogni cosa attorno a loro cessò di esistere. Non era certo la prima volta che accadeva, e da un bacio appassionato ne seguirono altri a cui lei non si negò perché forte il desiderio tra loro. Trasportato dalla carnalità del sentimento, una mano dell’uomo salì per toccarle un seno al che gliel’afferrò di colpo staccandosi bruscamente da lui.
-Perdonami…- le disse impacciato dall’eccitazione del momento -io… pensavo lo volessi anche tu.-
Lei non rispose. Aveva la faccia contratta mostrando i denti bianchissimi stretti in una morsa di dolore. Gli occhi si arrossarono e le lacrime le rigarono il volto.
-Oh no! Non devi piangere! No!- implorò l’uomo in ansia. Ma lei alzò una mano bloccando la sua avanzata.
-Fermati!- gli disse scuotendo la testa.
Una fitta lancinante attraversò il cuore del poveretto che mosse le labbra senza proferir parola.
-Che cosa sta succedendo?!- si domandò con la tremenda consapevolezza in animo che tutto il suo mondo stava crollando.
La donna intanto seguitava a indietreggiare intimandogli con la mano tesa di restare fermo, e ad un tratto si voltò correndo via in tutta fretta. Lui voleva andarle appresso, fermarla, pretendere spiegazioni ma le gambe sembravano diventate di pietra, il suo corpo improvvisamente rigido come il marmo, e restò impalato su quel pontile a vederla scomparire mentre sulla superficie del lago si riflettevano meravigliosamente le mille luci sulla costa.
Trascorsero giorni che divennero settimane in cui lei non diede più notizia gettando il pover’uomo nell’assoluto sconforto.
-Non c’è spiegazione sul perché non un amore debba finire.- si diceva disperato cingendosi la testa. E così afflitto continuò a trascinarsi a vivere, mangiando poco e dormendo ancor meno.
Non poteva però continuare in queste condizioni. L’uomo aveva già conosciuto il dolore in passato e sapeva dove poteva portarlo. Pensò allora che in qualche modo dovesse reagire. Non sapeva cosa ne sarebbe stato della sua vita senza quella donna, cosa avrebbe fatto e soprattutto se avesse incontrato un altro essere perfetto come lei. Sì, perfetto al punto che l’aveva lasciato, scappando senza un vero motivo, stracciandogli il cuore e gettandolo a terra. E perché poi? Cosa aveva mai potuto commettere lui di tanto terribile? Convenne che una persona del genere non fosse così stupenda come pensava.
Cercò di far perno su questa deduzione per continuare a reagire al dolore.
-Devo fare qualcosa! Devo scuotermi!- si disse rabbioso. E dopo aver camminato per casa come un animale in gabbia decise per una corsetta ristoratrice intorno al parco vicino casa. Si vestì in tutta fretta per la paura che lo stimolo, l’idea sfuggisse. Diede un occhiata al cellulare e in un gesto di stizza lo spense gettandolo poi sul divano. Aprì la porta con veemenza e la determinazione sul suo volto si spense come se qualcuno avesse premuto il pulsante di un telecomando: lei, quella donna, era lì fuori, appoggiata alla ringhiera.
-Posso?- gli chiese indicando l’interno dell’appartamento palesemente imbarazzata.
Dopo alcuni secondi di stallo la fece entrare con un gesto meccanico: il suo cervello non era ancora riuscito a concretizzare l’immagine di colei sul pianerottolo di casa. Infatti, una volta dentro, chiuse la porta rimanendo a guardarla allibito come se avesse di fronte un marziano.
-Non so da dove cominciare per chiederti scusa.- gli disse violentandosi le dita. La sua fronte era perlata, la voce tremolante, l’espressione di chiara difficoltà forse dovuta anche all’uomo che non diceva nulla, impalato con le braccia lungo il corpo. Allora la donna in mezzo alla stanza guardò in basso, strinse le labbra annuendo come se concordasse con un fantomatico suggeritore. Al che prese a sbottonarsi la camicetta con estrema grazia e la sfilò… gettandola sulla seggiola.
Stava tremando: il petto era sconvolto dal battito e dalla respirazione.
-No, non devi!- disse lui riavendosi di colpo dall’impasse -Non è necessario, credimi.-
-Invece sì!- affermò lei arrestandolo con la mano tesa così come aveva fatto quella maledetta notte sul pontile. E dopo aver deglutito nervosamente portò le mani dietro la schiena per slacciare il reggiseno lasciando poi che cadesse a terra, mostrandogli il petto nudo segnato da due vistose cicatrici al posto dei seni.
-Ecco…- proferì lei mentre le lacrime scendevano copiose -potrai mai amare una donna a metà?!-
Lui non rispose e la faccia le parve un libro aperto sul disgusto. Quindi scoppiò a piangere accasciandosi a terra in ginocchio, singhiozzando dilaniata dal dolore e dalla vergogna.
D’un tratto avvertì una presenza: la curiosità attenuò il pianto obbligandola ad aprire appena le dita così vedendo l’uomo prostrato ad un palmo da lei.
-Io amo tutto di te.- le disse scostandole una ciocca dal viso.
La donna esplose di nuovo a piangere e l’abbracciò stringendolo forte. Lui la cinse alzandosi da terra come fossero una sola persona poggiandola delicatamente sul letto. E fecero l’amore per lungo tempo, restando poi abbracciati tra le bianche lenzuola per tutto il giorno e tutta la notte. Ogni carezza, ogni sospiro, ogni sorriso era un tassello, una roccia che servì all’uomo per completare quel muro, quel cerchio invalicabile in cui mise il loro sentimento… proteggendolo per il resto della vita!
Marcus Joseph Bax