Zingonia – “Il Parma è forte, ma ai ragazzi ho parlato chiaro: davanti al nostro pubblico i passi falsi sono vietati. Perché altrove, purtroppo, i punti non li facciamo”. Tutta la verità, nient’altro che la verità. Stefano Colantuono giura davanti ai taccuini che, come al solito, la sua Atalanta proverà a farsi perdonare sotto la Maresana le magre raccolte ogniqualvolta imbocca l’autostrada: “La nostra stagione ce la stiamo costruendo a Bergamo, non ci piove. E allora abbiamo il dovere di affrontare gli ospiti con il sangue agli occhi”.
Imperativo categorico, o quasi. Perché l’uomo in panchina, a dispetto della realtà che vede la soglia della salvezza abbassarsi di giornata in giornata, non si fida dell’atmosfera troppo rilassata che si respira nella parte destra della classifica: “Dieci punti di margine sulla terzultima non sono la garanzia di nulla – rimarca -. Mancano quindici partite alla fine, saranno tre mesi e mezzo di fuoco”. Nonostante la pochezza delle concorrenti, insomma, niente voli pindarici: “Teoricamente ci sono 45 punti in palio, se le vincessimo tutte andremmo in Champions – scherza il Cola -. Si fa in fretta a scalare la graduatoria come a scendere, il campionato italiano è così. Dobbiamo rimanere sul pezzo”. Anche perché l’avversario di turno è di quelli tosti: “Quella di Donadoni è una squadra valida, forte, che si colloca immediatamente dietro quelle che lottano per un posto nelle coppe. È imbattuta da undici giornate, una striscia positiva impressionante”. Poco importa che sia reduce dal mezzo passo falso interno con la cenerentola Catania: “Mica si può sempre vincere. Sarebbe un errore snobbare il Parma, noi non siamo sullo stesso livello: ci è davanti in tutto. E poi è attrezzatissimo: Biabiany e Cassano sono giocatori da grandi club, uno è veloce e l’altro molto tecnico. Ha Parolo, un centrocampista di classe che sa inserirsi. E sono pericolosi sulle palle inattive: un mix completo”. Non proprio una corazzata, visti i sei risultati nulli su undici rimediati dopo l’ultimo dei cinque ko stagionali, il 2 novembre scorso con la Juventus: “Io mi ricordo dell’andata al Tardini e non sono tranquillo – obietta il tecnico nerazzurro -. Un match nato male, con quei quattro gol presi nel primo tempo, e finito peggio nonostante il tentativo di rimonta e la superiorità numerica per il rosso ad Amauri. Una delle tre o quattro partite in trasferta che abbiamo interpretato davvero male, senza giustificazioni”.
Quel 4-3 a favore dei ducali nell’infrasettimanale serale (era il 25 settembre 2013), nondimeno, appartiene al passato: “Venivamo dalle due sconfitte con Napoli e Fiorentina in casa, non era certo il nostro periodo migliore – ricorda Colantuono -. Per fortuna poi azzeccammo un filotto (Udinese, Chievo e Lazio, NdR) e adesso stiamo navigando in acque meno tempestose. La regola ferrea è evitare cali di concentrazione e confermare il trend casalingo che ci vede tra le prime sei della serie A”. Sulla formazione, il profeta di Anzio stavolta riesce a essere meno criptico. Forse perché di misteri ce ne sono pochini: Baselli sarà in regia al posto dello squalificato Cigarini, sulla destra Estigarribia contende la maglia a Raimondi. “Prima di tutto vengono gli equilibri, Il sistema di gioco non cambia, magari qualche interprete sì. Cristian può aver sbagliato una partita, ma in settimana ha lavorato bene”. Recuperato anche Livaja, rimane un dubbio dietro:  “Del Grosso potrebbe rifiatare e ci può stare che rientri Brivio, che a Torino era stato tra i migliori”. Conclusione riservata al futuro, vocabolo sottolineato in rosso sul dizionario del condottiero: “Io vivo alla giornata, non posso pensare a quello che sarà. I discorsi sulla programmazione riguardano la società, noi ci misuriamo solo sul campo. Se dovessimo essere bravi a raggiungere la salvezza, diciamo a quota 36 punti in 4 o 5 partite, non prenderemmo in mano paletta e secchiello. Qui si lavora fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno”.
Simone Fornoni