di Simone Fornoni

Commisso contro Gasperini, ennesimo atto. Chi parla per difendere i viola suggerendo alla controparte di metterci una pietra sopra, chi apre bocca per difendere i nerazzurri dai “casi clamorosi”. Al giorno d’oggi, teatro quotidiano del politicamente corretto e del parlare forbito e inquadrato, un vaffa e una replica a suon di “chiudi quella fogna” tra le righe hanno il potere di scandalizzare i benpensanti. L’allusione del giovedì sera ha messo addirittura a rumore il variegato quanto cloroformizzato mondo dei mass media, che in Italia sono abituati un po’ troppo a seguire la corrente puntando il dito contro i salmoni che osano risalirla. Ad alta voce, mica muti come un pesce. Che cosa sarebbe lo sport più bello del mondo, senza le diatribe a distanza, gli sfottò e gli scazzi reciproci sulla qualunque?

Il pallone mica è soltanto spettacolo televisivo a favore di sponsor e investitori ricconi. Anche quello, per carità, ché l’intero movimento altrimenti sarebbe alla canna del gas. Ben vengano i re del private equity come Stephen Pagliuca, co-owner dell’Atalanta, e pure i sauditi che da soli rimettono a posto i bilanci di mezza Europa spalancando il portafoglio. L’altra faccia della medaglia è la chiacchiera, il commento, l’esternazione delle posizioni contrapposte. Ben vengano pure le parole in libertà e la libertà di parola, ivi compresa la mancanza di rispetto, dunque, che peraltro è solo apparente.

Perché dietro l’angolo di un frasario non certo da educande Gian Piero da Grugliasco, ruspante prodotto della grande scuola juventina e da gobbo tramutato in fedelissimo della Dea che seguita a innalzare fino all’empireo, e lo Zio Rocco d’America e della Fiorentina, in fondo in fondo si riconoscono a vicenda un ruolo da mogul della disciplina più amata, da allenatore-filosofo pane al pane a proprietario-padrone aduso a solleticare la piazza per il verso del pelo. Tutt’e due meritevoli e bravissimi a trascinare le rispettive piazze nell’eterno duello per chi vestirà per prima i panni confortevoli della Settima Sorella. Niente rivalità, niente beghe di campanile se non di cortile, ma Bergamo e Firenze sono distanti a sufficienza per escludere la piccineria derivante dalla seconda ipotesi, tipo Atalanta-AlbinoLeffe-Brescia per intenderci, significherebbe menù insipido: è la contrapposizione, insita nella competizione, perché mica si gioca a boccette al dopolavoro, essendoci risultati e soldoni in ballo, il vero sale di una pietanza comunque a rischio di diventare rancida.

Non è questione di affrontarsi fino alle soglie dello scontro fisico. Non esiste solo un tipo di intelligenza, quella razionale, la testa e basta, per intenderci. Sul campo e spesso dietro una scrivania bisogna lasciarsi indirizzare dagli istinti più puri, gli stessi che fanno di un essere umano un appartenente al regno animale. Avete presente l’espressione “animale da campo”? Esistono il cuore, che certo non fa scoperchiare alcun tombino, e la pancia, che di sicuro fa uscire il diavolo dall’ombelico, per tentare di scrivere i titoli di coda a una querelle perdurante da quel 30 settembre 2018 al “Franchi” del tuffo a pesce di Federico Chiesa nemmeno sfiorato dall’ombra di Rafa Toloi. Inutile pensare al bavaglio, poi, quando si danno soli 5 mila euro di multa per aver dato titoli (“Un pubblico di buoi che danno dei cornuti agli asini”) alla mamma del Gasp lungo tutta la sfida di domenica scorsa. Bando a professoroni delle buone maniere e professorini eternamente in vena di lezioncine sul come comportarsi, quando, dove, perché e con chi. Che il dio del pallone ci preservi dalla fine degli scazzi e di ogni altro scontro dialettico. Diversamente, buonanotte e felice sonno senza sale.