L’abbiamo detto dopo il triste pari con l’Empoli, lo diciamo adesso dopo l’impresa Champions a Napoli: come tutti i grandi condottieri Gasperini è un uomo imprevedibile. La sua Atalanta espugna il campo della seconda classifica, regalando una mezzora di lezione di calcio in stile Ajax, chiudendo all’attacco, acciuffando in classifica il Milan al quarto posto. Un altro sarebbe lì a saltare di gioia, lui, nato il 26 gennaio del 1958 a Grugliasco per trasformare Bergamo nella Leicester sorridente di qualche anno fa, ha una faccia come se avesse appena finito di cavarsi un molare da un dentista un po’ sadico. Glielo dicono, Gian Piero che c’è? Il genio che passa l’esistenza in panchina, fa spallucce, ma è un coraggioso e il sassolino se lo toglie: “Beh, Orsato mi ha cacciato, ma non è che ho fatto chissà che. Ho solo protestato, c’era una punizione importante per noi, non ce l’ha data. Gli ho spiegato le mie idee senza mancargli di rispetto, e mi ha allontanato. Dico questo, gli arbitri non possono pensare che noi allenatori possiamo starcene lì buoni buoni con le braccia conserte per un’intera partita…”.

Super, nessuno l’aveva detto prima. E ci accodiamo, del resto l’Atalanta si sta giocando la qualificazione alla prossima Champions, qualcosa che è ora o mai più, che a pensarci mette i brividini di godimento persino sulla schiena di chi scrive, figurarsi come sta lui, l’artefice… “Sì, siamo in corsa, ma negli scontri diretti è meglio il Milan. Ma non è che m’importi così tanto che all’andata abbiano vinto i rossoneri… Così per noi è un bel giocare, abbiamo gli stessi punti, e poi ho una squadra che ha ragazzi che con la testa stanno dentro a tutto. E’ gente di valore, resetta e pensa alla prossima sfida. Domani riposiamo, mercoledì saremo già concentrati…”.

Già c’è la Coppa Italia. A Bergamo arriva la Fiorentina, in ballo la finale. Domanda un po’ del cazzo, permetteteci la parolaccia: meglio la qualificazione in Champions o il trofeo? Risposta del mister, per una volta scontata, ma comunque un sacco piacevole, del resto l’uomo è il miglior mister in Italia, ma anche un comunicatore che ti lascia incollato allo schermo. “Meglio tutte e due. Vogliamo giocarci tutto fino alla fine e a questo punto possiamo farlo. Poi, va beh, alzare una coppa è bello, parecchio bello, resta nella storia. Ma pure l’Europa a noi piace tanto”.

Gli dicono di Ilicic, che pare Maradona ai tempi belli, gli chiedono del Papu, che meglio di così non è stato mai e poi mai, e poi dell’altro, il ciclone che di cognome fa Zapata, gli spiegano che insieme fanno un tridente che gira in campo come un cannone sempre puntato. E Gasp qui si supera parlando del genio sloveno. “Ok, è bravo, ma stasera a un certo punto l’ha capito e gigioneggiava. E speriamo si sia tappato le orecchie quando voi avete detto che per noi è così indispensabile. Quanto a Gomez è stato straordinario, quei tre lì davanti ci aumentano il nostro potenziale di molto. Ma io i complimenti li faccio a tutta la squadra. Abbiamo vinto in trasferta a Napoli”.

Lo vorrebbero lì ancora, a parlare ore e ore davanti ai microfoni, ma Gasp scompare, appaiono prima Gollini e poi Masiello, splendidi splendenti a Napoli, stellari in campo, con l’idea, giusta e sacrosanta, fuori dal rettangolo di gioco. E’ la stessa del Gasp “sia la Champions che la Coppa Italia”. Poche frasi, perché l’aereo per Orio è lì, l’arrivo è fissato alle undici e mezza di notte e allo scalo ci sarà l’intero popolo nerazzurro a celebrare i propri eroi.

Matteo Bonfanti