Il Loreto visto da dentro lo spogliatoio, ventesima puntata
Due volti nuovi in gruppo. Uno che farebbe pensare a qualche mossa di mercato estera della nostra dirigenza, l’altro che appartiene alla serie “a volte ritornano” avviata in particolar modo quest’anno in quel di Loreto. Alejandro è il nome del primo acquisto, o meglio del primo ragazzo che da qualche allenamento a questa parte si sta allenando con noi, più per divertimento che per reale intenzione di entrare a far parte del nostro gruppo ufficialmente. Ma solo per questioni di permanenza qui, non per capacità. Spagnolo, poco più che ventenne, difensore centrale e laterale, è qui a Bergamo da qualche settimana in Erasmus e ha scelto Loreto per giocare al “fùtbol” sfruttando quella porta che, da queste parti, è sempre aperta. Silenzioso, ma sempre sorridente, è entrato in gruppo in punta di piedi ma nelle partitelle ha personalità e ci sta facendo conoscere da vicino come intendono il calcio là nella nazione che ormai da un bel po’ di anni sta dando lezione di tattica e tecnica e spettacolo a tutti. Poche parole ma sempre pronto a un sorriso, difensore ma sempre pronto a spingere e a giocare la palla a terra, meccanismo importante della manovra offensiva ma sempre pronto a “menare” quando c’è da difendere e altrettanto svelto a calciare in porta quando c’è ne è la possibilità. Ma vederlo giocare in partitella è curioso soprattutto per il modo che ha di dialogare coi compagni e dare le indicazioni usando i suoi termini spagnoli che urla come se fosse nella sua “cantera” e che noi solo adesso, dopo un po’ di allenamenti, riusciamo a capire. “Otra” è il suo modo per chiedere una sorta di uno-due, è il nostro “giocala ancora” ma decisamente più svelto e immediato per togliere tempi di gioco e accelerare la manovra, verrebbe da dire. Forse che il segreto della Spagna campione di tutto sia nelle parole? Fosse così semplice… E poi ci sono i suoi modi per dire che gioca “en defensa” indicando col dito tutta la linea orizzontale come a dire: centrale o terzino per me è uguale. Che sia l’altro segreto del loro successo? Meno semplice, più probabile della questione lingua. Qualche sorriso lo strappa quando pronuncia i nostri nomi dovendo fare i conti con suoni che non esistono nella sua lingua come quel “Marghe” che diventa “Mar(suono indecifrabile simile ad una ‘g’ aspirata)e”. E’ diventata un po’ una mascotte per noi, un diversivo e anche un modo per apprendere, chissà che non decida di restare qui e diventare il nostro Jordi Alba. Per la seria “a volte ritornano” è ritornato dopo aver girato il mondo quel Giorgio Maggi che col Loreto ha giocato decine e decine di partite. E’ tornato uguale a prima, col suo inconfondibile stile naif, la statura spiccata, la corporatura esile e il suo modo di fare che gli ha permesso di farsi tanti amici in rossoblu. Anche lui si sta ambientando, tra una sponda di testa e una serie di tiri in porta per ritrovare la mira giusta, tra un incitamento serio e spiritoso dei compagni e uno più convinto del mister. Chissà, staremo a vedere, spesso nel calcio gli acquisti fatti sottovoce si rivelano essere quelli più azzeccati…
Federico Biffignandi