Ci sono volte in cui esprimere dei pensieri durante e dopo la partita diventa difficile, quasi impossibile. Non c’è una spiegazione reale, forse dipende dall’umore con cui si scende in campo, dalle dinamiche che si scatenano durante il match, dagli avversari e, sicuramente, dai fatti. Domenica è stata una di quelle giornate grigie come il cielo che sormontava il Centro Sportivo G. Facchetti di Cologno da cui siamo tornati con un pareggio in rimonta e mangiandoci le mani per un rigore fallito al 91’. L’umore, tornando negli spogliatoi, non era né nero né bianco. Era lì in bilico tra l’essere contenti per un pareggio ottenuto in rimonta e l’essere su tutte le furie per aver gettato ancora dei punti. E il grigiore dello spogliatoio lo si percepisce soprattutto quando regna il silenzio: nessuno aveva tanto da dire, nessuno – meglio – sapeva cosa dire. C’era un brusio di sottofondo percepibile solo grazie ai soliti immensi dirigenti accompagnatori che raccoglievano maglie e pantaloncini o da qualche piccolo e timido commento di alcuni di noi fatto sempre con quella smorfia indecifrabile. Per il resto ognuno assorto nei suoi pensieri e nelle sue analisi interiori per capire cosa avrebbe potuto fare di più per vincere. Una miriade di pensieri che corrono veloci nella mente, una serie infinita di immagini della partita che scorrono davanti agli occhi e il cervello che non riesce a connettere davvero (in preda ancora all’adrenalina della partita) non riesce ad acchiappare ogni pensiero e a metterlo su un filo logico per ricostruire il tutto ed arrivare ad un’analisi costruttiva, precisa e chiara. Ben diverso è quando si vince o si perde. Quando si vince vola di tutto tra abbigliamento, shampoo, scarpe e qualche volta anche qualche tavolo per non dire qualche persona. Si urla, si grida, si ride soprattutto e tutti i pensieri corrono via perché tanto i tre punti sono ufficiali, si è fatto il proprio dovere. Quando si perde, il volume è comunque alto, si esprime soprattutto rabbia contro tutto, ma non si sta immobili a pensare. Ci si sfoga e basta, ma non c’è il grigio di domenica provocato da quei pareggi un po’ così, da quel punticino un po’ così, da questi articoli, anche loro un po’ così, che cercano di spiegare come viene recepita una partita… un po’ così.
Federico Biffignandi