Il Loreto visto da dentro lo spogliatoio, quindicesima puntata
“Guardalo l’allenatore da cinquant’anni appresso ad un pallone sulla panchina calda come il sole  e un freddo gelido quasi polare e guardalo l’allenatore ha dato tanto e ha avuto molto meno…”. Canta così Gianni Morandi in una delle sue canzoni ed è una strofa che è risuonata nelle orecchie spesso da giovedì, dalla sera del secondo e ultimo allenamento settimanale. Dopo un allenamento brillante e non troppo faticoso come di consuetudine siamo andati a festeggiare il compleanno del mister. Dell’allenatore appunto. Cinquant’anni appresso ad un pallone, cinquant’anni come quelli compiuti da lui che ormai da anni è seduto sulla panchina del Loreto. Una pizza in compagnia senza volerla far pesare troppo, ma si è commosso nel momento in cui gli abbiamo consegnato il regalo: un orologio con cronometro per contare i secondi che mancheranno al 90esimo (perché dalle nostre parti non c’è mai da star sereni) con un’incisione sul retro che recita “Loreto 2014/2015”. Umanità, piedi ben piantati per terra e grinta, come sempre, come ad ogni discorso pre partita e ad ogni riflessione del post. L’ha scartato e si è alzato in piedi per ringraziarci ad uno ad uno, con gli occhi un po’ lucidi guardando e guardando e riguardando il biglietto d’auguri sul quale si parlava di guerrieri e battaglie difficili da affrontare. Lui, guerriero. Le partite del Loreto, sempre battaglie. Tirato un respiro di serenità per scacciare quell’attimo di defallance ha caricato subito la molla con poche semplicissime parole che mai, prima d’ora, gliele avevamo sentite pronunciare. La scaramanzia in questi casi regna sovrana, meglio non riportarle, ma il fatto che lui, proprio lui con quella schiettezza e onestà intellettuale, le abbia pronunciate ci ha fatto alzare dal tavolo della pizzeria con una voglia matta di entrare in campo. Il tutto alla fine della solita serata divertente tra risate, ricordi di vecchie partite e piccole confidenze. “Fioro”, “Terra”, “Dona”, “Cri” e “Ale” hanno fatto venire le lacrime agli occhi dal ridere (per diversi minuti) ricordando di quando avevano nascosto la macchina al “Terra” qualche anno fa col volume delle risate aumentato dalle risate di “Ale” che altro non ha fatto che prolungare la risata. “Caglio” si è dovuto difendere dagli sfottò della vecchia guardia che ricordava di quando, ai tempi del suo Gorle, il Loreto lo aveva beffato al 96’. E poi c’è chi è andato via presto perché il giorno dopo alle 6.30 doveva essere in piedi e chi già programmava il weekend tra serate, cene fuori, programmi con le morose varie, big match in giro per l’Europa e partita a Redona. La nostra, quella vera, quella che scandisce il ritmo delle settimane. Quella che per 90’ fa pensare solo ed esclusivamente al pallone, soprattutto se nel giorno del 50esimo compleanno il mister, proprio il mister, vuole metterci in testa che… Testa bassa e via, se ne riparla a maggio.
Federico Biffignandi