L’Atalanta è un cantiere e le scelte le fa l’allenatore, per cui mi sento responsabile della sconfitta con la Sampdoria. Dopo il secondo ko di fila in campionato a ruota del 4-1 subìto a Napoli, Gian Piero Gasperini recita il mea culpa per il 3-1 inflitto dai blucerchiati alla sua creatura, zavorrata dal turnover esagerato: “Abbiamo fatto un’ottima gara, nonostante la poca precisione negli ultimi venti metri – l’analisi dell’allenatore nerazzurro -. Al primo pericolo siamo andati sotto e reagire non era facile. Colpa mia: anche in ottica della Champions League ho voluto fare qualche esperimento perdendo distanze e certezze”.

Il Gasp non condanna comunque i suoi, richiamando alla memoria le difficoltà dell’anno scorso allo start: “Visto com’è finita c’è da sperare che la situazione si ripeta, avevamo chiuso a 78 punti. C’è bisogno di più passaggi per trovare l’assetto e gli equilibri. E operare molti cambi nella formazione significa sacrificare tempo e risultati: per inserire tutti servirà del tempo ancora”. La preoccupazione, casomai, è per la mira non certo infallibile dalla cintola in su: “Per noi, abituati a creare e segnare tanto, è una cosa inusuale non riuscire mai ad andare al tiro in modo pericoloso. Contro una squadra organizzata perdere le distanze e non sfruttare le situazioni sfavorevoli è letale: la qualità negli ultimi venti metri è mancata”.

Il tecnico di Grugliasco, infine, smentisce che i nerazzurri abbiano pagato la vittoria a Herning in Champions League col Midtjylland col calo in campionato, in realtà cominciato a Napoli dopo la prima sosta per le Nazionali. “Certe partite dai risultati negativi sono lo scotto di quando vuoi provare a integrare velocemente giocatori nuovi – chiude -. Anche se e quando fanno bene, se si vuole fare un campionato ad altissimi livelli un esperimento in più è di troppo. Ogni partita in Italia se non sei al meglio diventa difficile”.