Che poi veniamo al mondo per sentirci ripetere all’infinito che l’importante è vincere. Ce lo dicono i genitori, nel mio caso Valeria, mia mamma, in una silenziosa gara tra tutti loro, “il mio è più bello, il mio è più intelligente, il mio è più forte, il mio è più magro, il mio è più lungo”. E bisogna pure tentare di esserlo, col rischio di rendersi antipatico perché un sacco competitivo, disposto alle peggio cose per la medaglia d’oro. Poi c’è la scuola, il Liceo in cui mi sono diplomato, mai una volta che mi chiedevano fossi felice, arrivavano e dicevano “tu tre”, che quel tu ero proprio io in fisica, in matematica e in biologia, “perché fai pena, il tuo vicino dall’otto al nove e prendi esempio da lui”. Quindi lo sport, per me il pallone, prima a perdere felicemente, quasi fosse una questione di metodo, il viaggio del siamo tutti uguali e sulla stessa barca (che affonda), all’Aurora San Francesco, la squadra della mia parrocchia, dopo a Olginate, il vivaio più importante della mia zona, muscoli e ansia, ansia e muscoli, primo posto in classifica e botte a centrocampo per fermare l’avversario. Mai una risata.
Così mi sono restate nel cuore le persone che non pretendevano vincessi, ma che stessi bene. Uno di questi è in rete, si chiama Gian, ed è mio amico su feisbuc, è il mister dei sogni, “il gioco, ragazzi, è imparare a darsi sempre una mano e non scordarsi che è il segreto, poi vincere anche chissene”. Messo come vi ho raccontato, sapere dell’Under 15 dell’Agnelli Olimpia mi ha ovviamente aperto il cuore: zero punti raccolti in un intero campionato, mai manco un pareggio, persino all’ultima, quando vincevano 2 a 0 e sono finiti a prenderne quattro. Ma c’è un ma e il ma vale mille volte di più di un successo perché è grande come una casa, anzi come una cascina di quelle che ci sono a Ponteranica. Partiti in sedici, i giovanissimi rossoblù hanno finito in diciassette. “Non si molla anche se si è sotto di brutto e sembra un incubo, si gioca tutti perché nella vita il solo obiettivo è migliorarsi e l’importante è il gruppo”, parole e musica di Massimo “Mamo” Malanchini, ex fenomeno del nostro fubal, uno che faceva stropicciare gli occhi quando calcava i campi in Serie D. Adesso, da mister, ci fa innamorare degli ultimi, che, con lui in panca, magari l’anno prossimo arriveranno a essere i primi oppure resteranno in fondo alla classifica del Girone G della Figc, ma non sarà importante, perché, più ancora che partecipare, la cosa fondamentale nel fubal è diventare amici, accanto, sempre e per sempre, quando la vita sarà un casino e sarà necessario accorgersi che perdere può essere un’opportunità per rinascere. Ma a patto che ci sia una spalla pronta a sostenerci.
Matteo Bonfanti
Nella foto: il “Mamo” con alcuni dei suoi ragazzi (foto GenEtic)