“Il Mussi a quanto te la fa?”, “a tre euro”. Così anche ieri, la solita domanda di Gre, la barista, un tormentone per sorriderci ogni volta che le ordino le due tennentsine della buona notte. Ho beccato Sebastian, ex stella del pallone provinciale, uno che fa ridere, insomma super simpatico, ci siamo fermati a chiacchierare una mezz’oretta del campionato dell’Azzano e di quello del Paladina. E’ stato divertente, com’è da sempre farsi un bicchiere a fine corsa al Bicerì. Ecco, in questa giornata strana, in cui in Borgo si respira un’aria di festa triste e malinconica, scrivo della morte di Massimo Zanelli, 45 anni, che ci ha lasciati da poche ore. E’ un dolore, lo è per me e per centinaia di suoi clienti, lo è per i famigliari e per i suoi dipendenti, ma nel mio cuore c’è più di tutto la gratitudine per quello che il Mussi è riuscito a fare al numero tre di via Santa Caterina. Il Bicerì apriva sei anni fa, il primo dicembre del 2017, e ricordo come ne parlavamo io e i miei soci criticoni, legati a doppio filo alle serate matte del Divina che si era trasferito a Grassobbio lasciandoci orfani di negroni, birrette e casino fino al mattino. “E’ un posto di fighetti…”, “l’hai visto? Lui lì è serissimo”, “qui il divertimento è bello che finito”. Invece l’accoglienza e quella cosa bellissima e rara dei vecchi bar, ossia il far due balle a caso, con un bicchiere di vino buono da paura, e ci siamo ricreduti. In un giro di giostra per noi della zona, ma pure per chi gioca nei Dilettanti e nell’Over Quaranta, tantissimo per i tifosi dell’Atalanta, il must è diventato “ci si becca dopo al Bicerì”, una garanzia di successo anche con gli amici bidonari, che tanto lì qualcuno che ha voglia di chiacchierare lo si trova sempre e non si resta soli. Di questo ringrazio Massimo, l’idea del bar elegante che per via del suo titolare pane, Dea e salame finisce per avere le qualità dei circoli di paese, da cui non si esce mai perché la gente è quella e succede di affezionarsi l’uno all’altro. Ne avrei da raccontare, due miei amici, Ermal e la Ros, si sono incontrati al Bicerì e un anno fa si sono sposati, mi piace immaginare per l’amore avvertito in quelle mura, tirate su dal Mussi, che stava male male da un sacco di mesi, ma non lo faceva mai vedere, intento a consigliarci vini, amari e gin ridendosela con gli occhi, di quelli che fanno le battute restando seri, che a me fanno schioppare.
Bello lui, bella la gente, belli i dipendenti, la speranza è che nessuno si metta a smontare il suo piccolo e prezioso capolavoro. Era vedovo da due anni, lascia un bambino, che adorava, in buone mani, perché era una persona in gamba e di cuore, sensibile, sveglia e intelligente. E’ un lutto profondo per tutti, molto per noi del calcio, perché giocava e tifava e alla fine quelli siamo. Insomma se ne va uno d’oro, che ci mancherà davvero.
Matteo Bonfanti